Israele – L’accordo per liberare Pollard
Diecimila giorni sono abbastanza. Un anno fa, durante la visita in Israele del segretario di Stato Usa John Kerry, un gruppo di manifestanti si posizionò nei pressi del suo hotel di Gerusalemme. Chiedevano la liberazione di Jonathan Pollard, l’ex analista dei servizi di intelligence della marina americana processato negli Usa per aver passato informazioni segrete a Israele. Nel 1987 fu giudicato colpevole di spionaggio e condannato al carcere a vita. Diversi gli appelli per ottenerne la liberazione a cui Washington è sempre rimasta sorda. Ora, tre decadi dopo l’incarcerazione, un incrocio di accordi che coinvolge Israele, Stati Uniti e Autorità nazionale palestinese, potrebbe portare Pollard alla libertà. Per ottenerla, sembra che il premier israeliano Benjamin Netanyahu, impegnato in queste ore in un delicato colloquio con Kerry, abbia accettato di scarcerare 400 detenuti palestinesi e di congelare parzialmente la costruzione di insediamenti nella West Bank. Quello che è stato ribattezzato “l’accordo Pollard” sarebbe dunque un passaggio chiave per il proseguo dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi. Stando a quanto dichiara la radio israeliana, mancherebbe solo la risposta di Ramallah. Sui tempi del rilascio di Pollard (invocato in questi giorni anche da Gilad Shalit, il caporale israeliano rimasto cinque anni prigioniero del gruppo terroristico di Hamas), dopo 29 anni di carcere, il giornalista e commentatore della Israel National Radio Chico Menashe scrive su twitter che “si presume sarà a casa prima di Pesach”, ovvero entro due settimane.
Da Washington non sono arrivate conferme sull’accordo. “È una persona che reclusa per spionaggio, sta scontando la sua pena e non ho nessun aggiornamento su questa questa situazione”, ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca Jay Carney. Una pena detentiva a vita per aver messo in pericolo la sicurezza nazionale americana passando informazioni segrete a Israele, violando l’Espionage Act, sentenziò nel 1987 il tribunale americano. Pollard ammise le sue responsabilità e si scusò nel corso del processo per le sue azioni. E ora sarebbe contrario alla sua liberazione in cambio, di fatto, di prigionieri palestinesi. Almeno riportando quanto afferma il ministro israeliano Uri Arieli, di Habayt HaYeudi (partito di coalizione guidato da Naftali Bennet, che non vuole la liberazione dei detenuti palestinesi), secondo cui fonti vicine a Pollard sono venute a conoscenza della sua contrarietà alla proposta fatta all’Autorità palestinese. Per il giornalista Menashe, in realtà lo scambio sarebbe un modo per addolcire la pillola agli uomini di Bennet rispetto al rilascio dei 400 detenuti e del congelamento della costruzione nella West Bank, necessari per il proseguo dei negoziati di pace.
Dopo il colloquio con Kerry, Netanyahu – afferma il quotidiano israeliano Maariv – sarebbe impegnato a convincere i suoi a non far naufragare la proposta e i contrari di HaBayt HaYehudi sembrerebbero disposti a non far saltare l’intesa. Negli scorsi giorni il premier israeliano aveva anche ricevuto una lettera da Gilad Shalit che esprimeva solidarietà a Pollard.
d.r
(1 aprile 2014)