Israele – Turismo cinese, nuova frontiera
Mentre l’Occidente sembra naufragare tra populismi euroscettici e la crisi di credibilità degli Stati Uniti, Israele volge lo sguardo a Oriente. In particolare verso la prima potenza economica del mondo, la Cina (nell’immagine, il vertice tra Israele e Cina dello scorso maggio). Un bacino gigantesco di risorse, opportunità, scambi commerciali. E turismo: in un solo anno, dal 2013 a oggi, il flusso di turisti cinesi in Israele è aumentato del 30%. Un incremento importante ma con ampi margini di miglioramento, su cui il ministero del Turismo israeliano ha investiti molto in questi anni. Se infatti i numeri parlano di oltre 20mila cinesi atterrati all’aeroporto Ben Gurion, l’obiettivo del ministero è di raggiungere quota 40mila entro il 2017 e 100mila per il 2020. “Considerando gli oltre 100 milioni di visitatori che ogni anno dalla Cina partono verso l’estero, vediamo un enorme potenziale nella costruzione di accordi bilaterali in ambito turistico”, ha dichiarato Amir Halevi, direttore generale del ministero del Turismo israeliano. Guardando dunque al bacino da cui si può attingere, le proiezioni del ministero di triplicare il flusso dall’Estremo Oriente appare ben più che un semplice progetto. Ad essere attratti dalle bellezze e dal fascino di Israele sono soprattutto i cinesi di religione cristiana e i ceti medio alti. A loro sono rivolti gli sforzi delle autorità di Gerusalemme. Per facilitare l’ingresso dei turisti, il ministero si è infatti impegnato per rimuovere due ostacoli che intralciano l’aumento del flusso: i tempi per il rilascio di permessi turistici per i cittadini cinesi rappresentano il primo scoglio. “La nostra sfida è quella di ridurre in modo drastico il tempo di attesa, al momento di oltre un mese, per il rilascio di visti turistici a cittadini cinesi – ha dichiarato il ministro del Turismo di Israele Uzi Landau – e per fare questo siamo in stretto contatto con le nostre autorità per l’immigrazione, il ministero degli Interni e l’ambasciata a Pechino”. Altra problematica, la copertura aerea della tratta che porta dall’Estremo Oriente allo Stato ebraico che richiederebbe un potenziamento. “Abbiamo avuto diversi contatti con le autorità cinesi competenti per attivare più voli diretti verso Israele e abbiamo affidato a un consulente la realizzazione del progetto, con la possibilità di aprire ad altre compagnie aeree lo spazio di volo (al momento percorso solo da El Al) – ha sottolineato Landau – più rotte possono cambiare l’intero quadro”.
(18 aprile 2014)