Israele – Ansia, attesa e impegno. Per Eyal, Gilad e Naftali
Quattro giorni, sono trascorsi quattro giorni dal rapimento di Gilad, Naftali, ed Eyal, 16 anni i primi due, 19 il terzo, mentre facevano l’autostop nei pressi di Hebron, in Cisgiordania. Proseguono con sempre maggiore intensità gli sforzi per riportarli alle loro famiglie: l’esercito israeliano ha condotto una vasta operazione che ha portato all’arresto di 40 sospetti terroristi tra cui diversi affiliati al gruppo di Hamas, che le autorità hanno indicato come responsabile.
E per la prima volta da oltre un anno, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha parlato con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. “Ci aspettiamo il suo aiuto per far tornare a casa i ragazzi e trovare i rapitori – ha sottolineato Netanyahu nel corso della telefonata – I responsabili di Hamas sono partiti da territori controllati dall’Anp e lì sono tornati”. Nel colloquio, il premier ha pure messo in evidenza come sia necessario comprendere fino in fondo le ripercussioni della riconciliazione di Fatah con il gruppo terrorista che controlla Gaza, un accordo “che fa male a Israele, fa male ai palestinesi, fa male alla regione”.
Per parte sua, la presidenza palestinese ha emesso in mattinata una nota di “condanna dell’escalation in corso”.
“La presidenza palestinese ha condannato le ultime escalation in Cisgiordania, che includono il rapimento di tre abitanti degli insediamenti israeliani e le violazioni che stanno commettendo i soldati israeliani e gli abitanti degli insediamenti contro civili palestinesi innocenti e contro i prigionieri nelle carceri israeliane. Essa condanna inoltre l’uccisione di un giovane palestinese da parte dell’esercito – si legge sul sito inglese dell’agenzia di stampa palestinese Wafa – La presidenza ha affermato la necessità per tutti di non ricorrere alla violenza, soprattutto in considerazione del fatto che la posizione del presidente Mahmoud Abbas rimane quella di continuare con lo sforzo di assicurare il rilascio dei prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, quando un accordo di pace definitiva con Israele sarà firmato”.
Prosegue intanto, nello Stato ebraico e nel mondo, la mobilitazione a tutti i livelli per sensibilizzare le opinioni pubbliche e le istituzioni sull’accaduto.
Una ferma condanna del rapimento di Gilad, Naftali, ed Eyal è arrivata dalla Croce Rossa internazionale che ha chiesto “l’immediato e incondizionato rilascio” dei ragazzi e si è offerta come mediatore.
“Siamo molto preoccupati per il destino dei teenagers. Il diritto internazionale umanitario proibisce il rapimento così come la detenzione di ostaggi” ha dichiarato Robert Mardini, a capo delle operazioni in Medio Oriente.
Mentre una grande corsa alla solidarietà e all’informazione corre sui social media dove è stata lanciata una campagna #BringBackOurBoys ispirata ai messaggi diffusi all’indomani del rapimento di oltre 200 ragazzine nigeriane dal gruppo terroristico Boko Haram (tuttora prigioniere), oltre trentamila persone si sono date appuntamento ieri al Kotel per pregare.
Tutti stretti in un solo pensiero: riportare a casa Gilad, Naftali, ed Eyal, che oggi davvero figli di tutti.
La speranza non si spegne dunque, anche quella di ritrovarsi insieme all’altro per dire no alla violenza e all’odio, come hanno fatto nel corso del fine settimana anche le oltre 500 persone che hanno partecipato all’evento Culture Against Racism nella cittadina araba di Fureidis, non lontana da Zichron Ya’acov, organizzato dal gruppo Coalition Against Racism e dalla municipalità locale. Nella giornata previsti tour della città, incontro fra turisti e residenti, spettacoli, “per rendere la coesistenza più forte” hanno spiegato gli organizzatori, che si sono mossi dopo episodi di scritte e atti vandalici contro la popolazione arabo-israeliana della città.
Senza dimenticare ovviamente il rapimento dei tre ragazzi per mano dei terroristi avvenuto solo poche ore prima. Fatti angoscianti che, hanno sottolineato gli organizzatori e i partecipanti intervistati dal Jerusalem Post, hanno reso ancora più significativo e importante il fatto di esserci.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(16 giugno 2014)