Israele – Lutto e forte tensione
Un clima di forte tensione, nuovi scontri e episodi di violenza palestinese hanno contrassegnato in una giornata rovente le esequie dell’adolescente arabo
Mohammed Abou Khoudaïr avvenute nel primo venerdì del Ramadan.
“Mi appello a tutti i cittadini di Israele e vi chiedo: vi prego di usare moderazione nelle vostre azioni e parole. I nostri cuori soffrono, il nostro sangue ribolle, ma dobbiamo ricordarci che siamo prima di tutto essere umani e siamo cittadini di uno Stato in cui le leggi si rispettano. Noi prendiamo decisioni in modo responsabile, ponderato e a mente fredda”. È l’appello che ha voluto intanto lanciare ieri il Primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu a tutta la nazione. Un richiamo alla responsabilità pronunciato nel corso di un evento organizzato all’ambasciata statunitense in Israele. La tensione nel paese è alta e negli occhi degli israeliani è ben presente la dolorosa immagine dei funerali di Eyal, Gilad e Naftali, i tre ragazzi israeliani rapiti e uccisi da terroristi palestinesi e i cui corpi sono stati ritrovati lunedì scorso. Le autorità israeliane stanno lavorando senza sosta per assicurare i responsabili del brutale omicidio alla giustizia. Perché Israele, ha affermato il premier, è uno Stato di diritto. “Rivolte, istigazioni e vigilantes non hanno spazio nella nostra democrazia”, ha ribadito Netanyahu rispetto a episodi di intolleranza legati a estremisti israeliani.
Ieri, inoltre, il premier israeliano è intervenuto sul caso di Muhammed Abu Khdeir, il sedicenne palestinese la cui morte ha scatenato diverse rivolte a Gerusalemme Est. “Le nostre forze di sicurezza stanno investigando sullo shoccante assassinio del ragazzo, il cui corpo è stato ritrovato nella foresta di Gerusalemme. Qualsiasi sia il movente, questo omicidio deve essere duramente condannato e assicureremo i responsabili alla giustizia”, la presa di posizione di Netanyahu. Riguardo al movente, sono diverse le ipotesi ancora aperte. Il Times of Israel afferma che “ufficiali di polizia hanno dichiarato che stanno investigando su due possibili moventi: che Khdeir sia stato ucciso per una questione d’onore legata alla famiglia oppure per motivi nazionalistici”. Secondo ufficiali che hanno familiarità con le indagini, continua il giornale, la seconda pista è quella più seguita. Il sito Arutz 7 solleva però molti interrogativi sulla questione. “Quasi immediatamente dopo il ritrovamento del corpo del ragazzo è stato precipitosamente sostenuto che l’omicidio dovesse essere una vendetta di estremisti ebrei in risposta all’uccisione dei tre ragazzi israeliani”, scrive il giornalista Ari Soffer, che più avanti afferma “le conclusioni precipitose redatte dai funzionari israeliani – dal sindaco di Gerusalemme Nir Barkat al ministro della Giustizia Tzipi Livni e persino dal Primo ministro, tutti usciti con dichiarazioni di condanna dell’accaduto, sottintendo che fosse stata una vendetta – sono state subito riprese dall’Autorità palestinese e da Hamas, che ha promesso che ‘Israele pagherà’ per l’uccisione”. Per Soffer le condanne dell’accaduto da parte delle autorità israeliane suonerebbero come una loro ammissione che si tratti di una vendetta di qualche estremista israeliano. Tesi che sembra avere riflessi anche in Italia, in particolare sul quotidiano La Stampa. Oggi infatti nella titolazione dell’articolo del corrispondete da Israele Maurizio Molinari – in cui il giornalista ricostruisce le violente rivolte palestinesi a Gerusalemme esplose dopo il ritrovamento del cadavere di Muhammed Abu Khdeir – si legge “Israele non restituisce la salma di Mohammed, ammazzato per vendetta”. Un assunto che, come spiega lo stesso Molinari, non coincide però con dati certi. Si tratta di un sospetto, come spiegava ieri sul Giornale Fiamma Nirenstein, “che estremisti legati ai nuclei detti del Tag Mehir cioè del ‘prezzo da pagare’ abbiano rapito il ragazzo all’alba di ieri (martedì 2 luglio) nel quartiere di Shuafat a Gerusalemme Est, dove il ragazzo è stato visto salire su una macchina contro la sua volontà”. “La polizia – continuava Nirenstein – cerca in tutte le direzioni, batte le piste familiari come quelle dell’estremismo”. La giornalista ed ex parlamentare italiana sottolineava anche come il gruppo Tag Mehir non sia mai arrivato a uccidere, ma come abbia in passato compiuto crimini odiosi. Nirenstein poi sottolinea una sostanziale differenza tra il rapimento e l’uccisione dei tre ragazzi israeliani e quella del giovane palestinese. “Ammettendo la possibilità che si tratti di coloni dell’estrema destra israeliana, la polizia li cerca e li prenderà, la morale comune li condanna senza appello, la giustizia non farà sconti”, mentre, continua la giornalista, “la società palestinese ha accompagnato con stupefacente simpatia il rapimento e l’assassinio”.
Certo stridono e molto i diversi atteggiamenti delle famiglie coinvolte. Non c’è differenza tra il sangue di un ragazzo ebreo e quello di un arabo. Un assassinio è un assassinio, non esiste giustificazione, non esiste perdono”, aveva dichiarato la famiglia di Naftali Fraenkel, dopo la notizia del ritrovamento del cadavere del sedicenne palestinese. Oggi la madre di Mohammed avrebbe invece invocato una “violenta vendetta”, stando alle parole riportate da Arutz 7, contro Israele, che definisce responsabile del rapimento del figlio.
Intanto è stato diffuso un video dal Daily Mail, quotidiano inglese, in cui la famiglia sostiene si veda il momento del rapimento di Mohammed. Le immagini non sono chiare: sembra intravedersi ad un certo punto una colluttazione tra due uomini e un’altra figura. Il tutto davanti a una macchina accesa, che fa manovra. La macchina riparte dopo qualche istante a gran velocità e le figure non ci sono più. Gli investigatori israeliani continuano a lavorare per chiarire questa tragica vicenda. Sul Times of Israel, Raphael Ahren afferma che le autorità sono sempre più convinte che sia stato un crimine dettato dal desiderio di vendetta.
Mentre a riguardo gli inquirenti continuano il proprio lavoro ieri, riferisce l’americano Jewish Journal, sette soldati israeliani sono stati messi agli arresti per aver postato sui social network immagini che invocavano vendetta in nome di Eyal, Gilad e Naftali. Punizione decisa dallo stesso esercito israeliano, in quanto il comportamento di questi individui è stato considerato una violazione delle regole militari. “Rivolte, istigazioni e vigilantes non hanno spazio nella nostra democrazia”, aveva chiaramente ammonito lo stesso premier Netanyahu.
Daniel Reichel @dreichelmoked
(4 luglio 2014)