Israele – La tensione raccontata dai social
Tra i trending topics di Twitter in Israele campeggia ancora l’hashtag #EyalGiladNaftali. È trascorsa più di una settimana dal ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi israeliani rapiti e uccisi, e nonostante da allora nuovi eventi dal forte impatto mediatico non siano mancati, il ricordo delle tre vittime del terrorismo resta più vivo che mai. La popolazione israeliana è scossa: per l’efferato omicidio a sangue freddo, per la vendetta – prontamente condannata dal Primo Ministro Netanyahu – da parte di israeliani appartenenti all’estrema destra, ma anche per la lenta, lentissima reazione da parte della comunità internazionale. Twitter è un silenzioso testimone di fronte ad un approccio costantemente basato sui “double standards”, espressione inglese che potremmo tradurre con “due pesi e due misure”: sono bastati pochi minuti perché migliaia di tweet condannassero Israele per l’omicidio di Mohammed Abu Khdeir, eppure stampa e leader ancora faticano a definire Hamas il movimento che sta dietro all’uccisione di Eyal, Gilad e Naftali.
I double standard hanno continuato a persistere anche durante la sera di lunedì, quando tra le 19:00 e le 20:00 sono stati lanciati da Gaza verso Israele una sessantina di razzi, circa uno al minuto. Silenzio sconcertante da parte dei media, che hanno aspettato la reazione di Israele – arrivata durante la notte seguente con l’annuncio dell’operazione militare #ProtectiveEdge – prima di narrare gli ultimi fatti riguardanti la questione mediorientale. Su Twitter ci pensa Daniel Funaro da Roma a descrivere il silenzio mediatico, cinguettando “In Israele continua la pioggia di missili, mentre il mondo tace. Sentiremo la sua voce solo dopo la reazione israeliana” (@danielfunaro).
Attivissimo inoltre l’hashtag #Sderot, costantemente aggiornato con le ultime da uno dei target più colpiti dai missili di Hamas. Qui sono i civili del sud di Israele a informare il pubblico in tempo reale sul suono delle sirene, i razzi caduti e i danni provocati. Con l’hashtag #Palestinian invece si racconta la storia dall’altra parte del muro: la Tazpit News Agency ha pubblicato un video, condiviso anche dal quotidiano online Times of Israel, che mostra una bandiera nazista fluttuare a nord di Hebron, a pochi chilometri di distanza dal luogo in cui sono stati ritrovati i corpi di Eyal, Gilad e Naftali (@INA_News, @TimesofIsrael).
E mentre tra Israele e Gaza l’escalation di violenza si fa sempre più accesa, Avital Leibovich, direttrice dell’AJC ed ex portavoce dell’esercito israeliano, racconta la vita degli israeliani che vivono nel sud del Paese con l’hashtag #IsraelUnderFire: “Due to heavy rocket attack, there will be no studying tomorrow in Sapir College and in Ben Gurion University in Beer Sheva”, cioè “A causa del forte attacco di missili, domani non ci saranno lezioni al Sapir College e all’Università di Ben Gurion a Beer Sheva” (@AvitalLeibovich).
Tra i numerosi tweet, non potevano mancare le bufale, che in quest’occasione sono arrivate con l’hashtag #GazaUnderFire, attraverso il quale alcuni abitanti di Gaza e numerosi attivisti propalestinesi hanno condiviso presunte fotografie di Gaza attaccata durante i raid aerei dell’esercito israeliano, raggiungendo un totale di 375.000 tweet. Un giornalista pakistano ha twittato diverse immagini con la seguente didascalia: “Severe bombing of Gaza by Israeli jets happening right now”. Ci ha pensato la BBC a smascherare l’ennesimo caso di #Pallywood: da Londra, Abdirahim Saeed (@AbdirahimS) ha spiegato che la maggior parte delle foto condivise risalgono al 2009; altre, addirittura, sono state scattate in Siria e Iraq e sono state riutilizzate per plasmare l’opinione pubblica a favore della causa palestinese.
Simone Somekh twitter @simonsays101
(8 luglio 2014)