Israele – Propaganda palestinese, la BBC smaschera #GazaUnderAttack
“Abbiamo analizzato le immagini più postate e condivise sui social media
con l’hashtag #GazaUnderAttack: la maggior parte sono vecchie oppure scattate in altri paesi”.
La denuncia dei tentativi di manipolazione nel descrivere quanto sta accadendo in queste ore nella Striscia, da cui continuano invece a essere sparati missili contro Israele, arriva dalla BBC.
Sono tantissimi infatti gli utenti che su Twitter e Facebook postano presunti aggiornamenti e fotografie. Falsi nella maggior parte dei casi, come ha messo in luce l’emittente britannica.
Uno spunto interessante, se si pensa che meno di due anni fa, proprio uno dei giornalisti della BBC si era distinto per la stessa condotta. Oggi Jon Donnison vive a Sidney e agli spettatori racconta le vicende della terra dei canguri. Nel novembre 2012, durante l’operazione Pilastro di difesa lanciata da Israele in seguito al massiccio e ripetuto lancio di razzi da Gaza, era il corrispondente per la Striscia e la Cisgiordania. Un giorno dal suo profilo twitter, migliaia di followers, rilanciò la foto di una bambina gravemente ferita su un letto d’ospedale “Pain in #Gaza” (dolore a Gaza, recitava il testo, twittato originariamente da un giornalista palestinese). Poco dopo la scoperta: la foto non proveniva affatto dall’area, ma dalla Siria, e ritraeva una delle centinaia di migliaia di vittime del dilaniante conflitto civile che non sembra spesso attrarre troppo l’attenzione dei media.
Episodi del genere non sono infrequenti: soprattutto sui social network, al di fuori di logiche di controllo e di responsabilità, ciascuno può fabbricare, manipolare e distorcere notizie e immagini a suo piacimento, in un pericoloso gioco di informazione disancorato da qualsiasi etica.
Anche in queste ore difficili, mentre la tensione continua a salire, con decine e decine di missili sparati da Gaza contro Israele nelle ultime 24 ore, e il governo di Benjamin Netanyahu che ha annunciato l’operazione difensiva “Tzuf Eitan” (“Protective Edge” in inglese, margine protettivo) c’è chi se ne approfitta.
Secondo quanto riportato dalla BBC sono stati 375mila i tweet #GazaUnderAttack negli ultimi sette giorni. E appunto, le più condivise non raccontavano affatto ciò che stava “accadendo sul terreno”, ciò che in molti considerano uno degli aspetti più utili dell’informarsi tramite i social media, ma invece foto qualsiasi prese da internet.
“Bisogna stare molto attenti alle proprie fonti, a chi si segue e a cosa si contribuisce a diffondere” sottolinea il giornalista della BBC Arabic Abdirahim Saeed.
Di fronte a una situazione difficile, un principio imprescindibile per chi esercita la professione giornalistica. Ma che dovrebbero ricordare tutti gli utenti.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(8 luglio 2014)