#IsraeleDifendeLaPace – La tregua passa dal Cairo
“Il popolo di Gaza non è il nostro nemico. Il nostro nemico è Hamas; il nostro nemico sono le organizzazioni terroristiche che cercano di uccidere il nostro popolo. La tragedia di Gaza è di essere controllata da Hamas, un gruppo terrorista, fanatico e tiranno che è soddisfatto se ci sono vittime civili”. Ha puntato il dito contro Hamas, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nel suo discorso ufficiale di ieri in cui ha voluto fare i complimenti all’esercito per come ha condotto l’operazione Margine Protettivo. Dall’inizio di quest’ultima è passato un mese e ora al Cairo si tratta per una tregua tra le parti del conflitto, con Israele resosi disponibile ad estendere il cessate il fuoco temporaneo di 72 ore -iniziato martedì scorso – per ulteriori 72. Al sì israeliano, che garantirebbe a Gaza la possibilità di portare avanti le operazioni di recupero dei feriti, Hamas ha risposto picche, minacciando di riprendere il lancio di razzi contro le città israeliane. Prova a mostrare i muscoli il movimento terroristico che controlla la Striscia ma la risposta è arrivata pronta dai vertici della politica israeliana. “L’esercito è pronto e preparato, l’aviazione è pronta e preparata. A qualsiasi lancio di razzi risponderemo duramente”, il commento del ministro dell’Economia Yair Lapid.“Non ci mettano alla prova”, l’avviso del ministro a Hamas. Ora dovrebbe essere il turno della diplomazia e non della violenza e sembra che Israele abbia fatto un’ulteriore apertura nei confronti dei vicini palestinesi: indiscrezioni riportate dal Times of Israel parlano infatti di una sospensione del blocco navale sulla Striscia.
Il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ha intanto espresso questa mattina il proprio apprezzamento per le ultime iniziative del segretario di Stato americano John Kerry, intervenuto ieri alle Nazioni Unite per scongiurare l’ennesima risoluzione anti-Israele.
Continua ad essere molto alta l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sui fatti del Medio Oriente. Qualche numero: dall’inizio del conflitto si sono accreditati in Israele 705 nuovi giornalisti (42 i paesi rappresentati). Nel novembre del 2012, in occasione dell’ultima crisi con Gaza, erano stati poco più di trecento.
(7 agosto 2014)