#IsraeleDifendeLaPace – Al Cairo si torna a trattare
Altre 72 ore per trovare una soluzione a un conflitto che si protrae da oltre un mese. Dopo il cessate il fuoco stabilito ieri, le delegazioni israeliane e palestinese sono nuovamente al Cairo per trattare, attraverso la mediazione egiziana, un accordo che porti a una tregua duratura. I colloqui sono iniziati questa mattina e sul tavolo le richieste già divulgate nei giorni scorsi: Israele vuole il disarmo di Hamas, la controparte palestinese la fine del blocco su Gaza, l’apertura di un porto e il rilascio di prigionieri detenuti nelle carceri israeliane. Le parti sembrano essere ancora distanti, come dichiarava piuttosto chiaramente questa mattina il ministro della Difesa Yitzhak Aharonovitch, per cui solo “un mago” potrebbe portare ad un accordo in queste 72 ore di calma concordata. Un cessate il fuoco preceduto dal continuo lancio di missili da parte di Hamas, che non ha esitato a sparare anche contro il valico di Kerem Shalom. Da qui passano gli aiuti umanitari per la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, centinaia di camion bloccati dagli attacchi del movimento terroristico. “Ieri Hamas ha sparato razzi contro il valico di Kerem Shalom, impedendo a 280 camion che trasportavano aiuti, cibo e medicinali di raggiungere Gaza”, ha sottolineato su Twitter il portavoce del primo ministro Benjamin Netanyahu, Ofir Gendelman. Contro ogni logica, dunque, Hamas ha colpito la sua stessa popolazione di beni di prima necessità, fondamentali in queste ore difficili.
E di Hamas, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman non si fida e sulle trattative in corso al Cairo sostiene che non si possa scendere a patti con un movimento terroristico.
“Il risultato finale del conflitto tra Hamas e Israele, iniziato con il rapimento e l’uccisione di tre ragazzi e proseguito con la campagna di Gaza, non può finire con Hamas che lascia il campo con la sensazione che il terrorismo paghi”. Nelle stesse ore il ministro dell’Economia Yair Lapid si è recato in visita a Sderot per dimostrare la vicinanza del governo alla popolazione del luogo, fortemente provata dalla costante minaccia missilistica. Rivolgendosi alla cittadinanza, Lapid ha spiegato come sia stato “probabilmente prematuro dichiarare la calma quando ancora non era arrivata”. Dopo l’inizio dello scorso cessate il fuoco, le autorità governative e militari avevano infatti rassicurato la popolazione del Sud di Israele, affermando che la calma era tornata. Ma Hamas e i missili di Gaza avevano infranto una quiete ancora troppo traballante.
d.r.
(11 agosto 2014)