#IsraeleDifendeLaPace – Al Cairo, prove per un accordo
Manca un giorno alla fine del cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Poche ore utili per districare una situazione molto complessa. Perché a dispetto delle voci di questa mattina, il divario tra le parti rimane ampio. A confermarlo una fonte ufficiale israeliana che ha dovuto smentire la notizia di una firma imminente di una tregua duratura. La partita si sta svolgendo al Cairo e sul tavolo ci sono le richieste della delegazione israeliana, la smilitarizzazione di Gaza in primis, e di quella palestinese, che vorrebbe soprattuto la rimozione del blocco sulla Striscia. Stando alle informazioni riportate dal quotidiano israeliano ynet, sembra che i rappresentanti del governo di Gerusalemme abbiano aperto ad alcune concessioni: attenuazione del blocco, ampliamento gradualmente della zona di pesca di fronte a Gaza, forte incremento del passaggio di camion dal valico di Kerem Shalom (si parla di 600 al giorno, praticamente il doppio rispetto alla cifra attuale). Non mancano le polemiche, in particolare su un punto: il trasferimento di denaro alla Striscia di Gaza per il pagamento degli stipendi dei funzionari di Hamas. “Un pericoloso eufemismo”, ha dichiarato Naftali Bennet, ministro dell’Economia israeliano. Se la proposta verrà messa ai voti, Bennet ha fatto sapere che farà di tutto per ostacolarla. “I soldi verrano trasferiti ai terroristi che scavano sotto i nostri piedi – l’accusa del ministro – ai costruttori di razzi e a chi ci spara addosso”. “Non si può combattere Hamas da una mano e finanziarlo con l’altra. L’idea che i soldi non andranno al terrorismo quando verranno dati a Hamas è falsa”, la tesi di Bennet. Nella proposta sotto accusa, Israele ha chiesto che i soldi vengano trasferiti attraverso una parte terza e uno stretto monitoraggio del flusso di denaro, onde evitare che finiscano per finanziare il terrorismo. Ovvero ciò che preoccupa il ministro Bennet.
Il quotidiano Haaretz riporta inoltre come nell’accordo rientrerebbero un altro punto: l’agevolazione del passaggio delle persone dalla Striscia di Gaza a Israele e West Bank e l’incremento dei permessi concessi ogni mese (5000 è la richiesta).
Si tratta però di proposte e non di fatti concreti, a cui peraltro Hamas non ha risposto con nessuna apertura sulla richiesta principe di Israele, il disarmo della Striscia sotto il suo controllo. Si tratta dunque di prove di accordo ma, a meno di colpi di scena, è molto difficile pronosticare la firma di una tregua per domani, come invece suggerivano voci vicine ai palestinesi. Più probabile che, vista la complessità della situazione, l’estensione del cessate il fuoco per altre 72 ore. Nemmeno questo peraltro è sicuro, a maggior ragione dopo le minacce via social delle Brigate di Alaqsa, braccio armato di Hamas, dettesi pronte a riprendere le armi e attaccare Israele.
Daniel Reichel
(12 agosto 2014)