Robin Williams (1951-2014)

williams_kippa_566_327_c1“Tanti auguri a Miss Zelda Rae Williams! Oggi compie un quarto di secolo, ma resta sempre la mia bambina”. Questo è stato l’ultimo messaggio pubblico dell’attore che ha segnato una generazione: Robin Williams, morto misteriosamente ieri a soli 63 anni. Lo dedicava a Zelda, la sua adorata figlia. “Robin Williams è stato un aviatore, un dottore, un genio, una tata, un presidente, un professore, Peter Pan. Ha interpretato chiunque. Ma era unico nel suo genere. È entrato nelle nostre vite nei panni di un alieno ma ha toccato tutte le corde dello spirito umano. Ci ha fatto ridere. Ci ha fatto piangere. Ha regalato e condiviso il suo talento infinito con chi ne aveva più bisogno; dalle truppe del nostro esercito all’estero, a coloro che vivevano ai margini della società”, così lo ha ricordato il Presidente Usa Barack Obama in uno dei suoi discorsi più accorati. Bisogna riconoscerlo; Robin Williams nella sua vita ha vestito i panni di chiunque. Si rendeva riconoscibile però grazie allo stesso piccolo particolare: sprigionava un amore incommensurabile. È stato il padre travestito da tata che tutti avremmo voluto avere, il professore dei nostri sogni che, salendo non ‘in’ ma ‘sopra’ la cattedra, coglieva l’attimo fuggente, il medico dal naso rosso, un genio pronto ad esaudire i nostri più reconditi desideri. Scorrendo la pagina principale di Facebook, ogni bambino degli anni ’90 ha condiviso il proprio ricordo personale, la volta nella quale Robin Williams era entrato nella vita di ciascuno e l’aveva cambiata per sempre. Un amore che non gli ha impedito il tragico epilogo; sembra infatti sempre più certa l’ipotesi di un suicidio, dopo mesi di depressione e un ritorno all’alcolismo, mostro che sembrava avesse debellato. Vincitore del premio Oscar nel 1997 per Will Hunting – Genio ribelle, Robin Williams, inizia la propria carriera verso la fine degli anni ’70 come protagonista della serie tv Mork & Mindy, raggiungendo il picco di popolarità con pellicole come Good morning, Vietnam, L’attimo fuggente, Hook – Capitan Uncino (regia di Steven Spielberg), Mrs. Doubtfire e chi più ne ha ne metta.
Dalla lacrime copiose in volto provocate con Patch Adams e L’uomo bicentenario, all’avventuroso Jumanji, alle risate per tutta la famiglia con Una notte al museo: le sfumature di Robin sono infinite. Robin ne combinava di tutti i colori, non ultima la confessione di professarsi e sentirsi un ‘ebreo onorario’. Nato da una famiglia episcopale, l’attore non ha mai fatto mistero dell’influenza della cultura ebraica e del suo witz, tanto che, cinicamente, raccontava: “Una volta sono andato come ospite in uno show tedesco e quando la presentatrice mi ha chiesto perché secondo me non ci fosse abbastanza comicità in Germania, ho risposto: Avete mai pensato che forse in passato avete ucciso tutte le persone simpatiche?”. Attribuita a Robin Williams anche la celeberrima battuta: “Alcuni insistono nell’affermare che Gesù non fosse ebreo. Ma certo che era ebreo. Trentenne, single, vive ancora con i genitori! Lavorava nel business di suo padre e sua madre lo credeva un D-o. Era ebreo. Credetemi”.
La triste notizia della sua morte ha colpito anche il collega Steve Martin che lo ha definito un Mensch, il termine yiddish con cui si identificano i ‘bravi ragazzi’ (oramai inserito con disinvoltura nel dizionario dell’americano medio).
Le comunità ebraiche di mezzo mondo hanno voluto lanciare saluti commossi a Williams; Adam Langer ha scritto sul Forward: “I miei genitori hanno espresso verso Robin Williams il loro più grande complimento: doveva essere ebreo, hanno detto, perché per prima cosa inseriva parole in yiddish nelle sue performance, e poi perché attraverso il personaggio di Mork, ha incarnato la quintessenza dell’outsider. Questa è una delle altre fasi del lutto -scrive Langer- la maniera nella quale cerchiamo di far diventare una parte della persona, una cosa nostra”. Qualche mese fa, in occasione di una puntata del telefilm Crazy Ones dedicata ad un bar mitzvah, l’attore ha pubblicato su twitter una foto nella quale indossava una kippah e ha scritto: “Troppo tardi per cambiare la mia carriera? Rabbi Robin?”. Inutile specificare che la foto ha fatto il giro del mondo in poche ore. Tutta la stampa, tutti i paesi hanno dedicato un ricordo unico dell’eroe dei film cult di più generazioni. Vanity Fair Usa ha riportato le riflessioni di Robin Williams sulla vita dopo la morte: “Quando ti metti a pensare all’inferno o al paradiso ti chiedi come sia il paradiso. Sarà come dicono i cattolici? Sarà come quello ebraico? Sarà come Miami in una bella giornata? Bisogna credere alla visione buddista? Io credo che nella vita di tutti i giorni ci siano delle proiezioni del paradiso celeste. Per me, – aggiunge in un’altra intervista – la mia casa è la cosa più vicina paradiso”. E intanto Zelda, la sua amatissima figlia Zelda, lo ricorda con le parole de Il piccolo principe: “Tu, solo tu, avrai delle stelle che nessuno ha… Io abiterò in una di esse. Io riderò in una di esse. Allora per te sarà come se tutte le stelle ridessero. Quando guarderai il cielo di notte, tu, solo tu, avrai delle stelle che sanno ridere”.

Rachel Silvera

(nell’immagine Robin Williams sul set di “The Crazy Ones”)

(13 agosto 2014)