Educazione al dialogo
I bombardamenti continuano. Stanotte anche la Siria e il Libano si sono aggregate alla festa. Perché no? Perché non inveire su qualcuno che reagisce solo per difendersi? Che non capisce la lingua del terrore e della violenza barbarica? Non ho mai visto tanta TV come in questi giorni, passo da arutz 10 a arutz 2 alla uno. Cambiando ogni volta che c’è la pubblicità, cercando di cogliere ogni elemento, ogni particolare che mi faccia capire di più. Decine di famiglie del sud d’Israele vagano tra un kibbutz e l’altro della Galilea e del Golan. I loro bambini sono terrorizzati e ora, dopo la tragedia di Daniel Tragerman, 4 anni e mezzo, che è rimasto ucciso nella sala da pranzo del suo kibbutz, la ferita nella testa e nel cuore sarà ancora più profonda.
Lior Akerman, ex capo dei servizi segreti parla delle decine di “spie”, massacrate sulla piazza principale da Hamas. “Forse due o tre di loro sono veramente collaboratori di Israele, la maggior parte sono vendette personali, regolamenti di conti, faide interne, questa è un’ottima occasione per sbarazzarsi di chi è scomodo, di chi ha provato a ribellarsi, a manifestare contro Hamas. E c’è chi prova a ribellarsi, ma viene messo immediatamente a tacere”. Anche Akerman ribadisce che “Hamas non è un esercito regolare con il quale si può arrivare a un cessate il fuoco. Hamas è un movimento terroristico fondamentalista e come tutti i suoi simili è spietato e barbarico.
Ieri ho incontrato la squadra dei nove giovani che verranno con me a novembre per presentare il Progetto UCEI indetto da Binah: Educazione al dialogo. Cinque giovani ebrei e quattro arabi, cristiani e musulmani, cresciuti nel teatro di Beresheet LaShalom, che da qualche anno hanno intrapreso la loro nuova vita: alcuni sono all’esercito, alcuni già lavorano alcuni sono all’università. Non ci incontravamo dall’inizio della guerra…pensavo che avrei dovuto faticare per farli esprimere, per farli incontrare di nuovo. Invece la gioia è stata grande quando si sono abbracciati. Hanno espresso l’uno all’altro con dolore, la sofferenza per tutta la popolazione sotto al giogo di Hamas, del Dae’sh, dell’ISIS. Tutti, i ragazzi ebrei, i cristiani e i musulmani. Shirin e Elyan e Anvà hanno colcluso il nostro incontro dicendo: “Verremo nelle scuole italiane, dove vivono insieme ragazzi autoctoni e emigrati, ragazzi di diversi ceti e culture e porteremo un messaggio da questa terra dove ci si sforza di vivere normalmente: eccoci qui, noi diversi, dalla tempesta, a portarvi un modello di vita possibile, forse l’unico: quello del dialogo. Mettiamo da parte ogni ego e impariamo a parlarci”!
Angelica Edna Calò Livne
(26 agosto 2014)