Israele – volontariato in India
Un aiuto senza frontiere
Ogni anno centinaia di ragazzi israeliani, finito il servizio militare, partono per lunghi viaggi attorno al mondo. Scaricano la mente, raggiungendo le mete più disparate, India, Nepal ed Estremo Oriente in testa. Un flusso costante di giovani, spinti da curiosità e desiderio di avventura. A loro si rivolge una nuova organizzazione israeliana, creata da ufficiali e soldati di Tsahal, e impegnata a progettare missioni umanitarie nei paesi del terzo mondo. Combattenti senza frontiere, il nome dell’istituzione, che promuove progetti di volontariato diretti ad aiutare le popolazioni in difficoltà di paesi come India, Vietnam, Eritrea, Bolivia. Nata un anno fa, l’organizzazione si rivolge in particolare ai ventenni, ragazzi e ragazze, che hanno compiuto il servizio militare in Israele e desiderano abbinare al sogno di viaggiare la chance di fare del bene. “Crediamo che le nostre attività possano essere motore di un cambiamento”, si legge sul sito di Combattenti senza frontiere, che si ispira dichiaratamente al più famoso Medici senza frontiere, di cui vuole seguire le orme con l’obiettivo aggiuntivo di mostrare al mondo “il vero volto di Israele e del suo esercito”. Non più conflitti e scontri ma aiuto umanitario e sostegno alle realtà più svantaggiate, in Israele e all’estero. Così in questi giorni è partita la prima missione fuori dai confini nazionali, direzione India (nella foto, alcuni volontari sul campo).
Nel dedalo di vie di Mumbai, città che supera i 13 milioni di abitanti, i volontari di Combattenti senza frontiere sono impegnati in queste ore a collaborare con alcuni orfanotrofi locali. Tra le attività proposte, un corso di autodifesa per le giovani indiane. La violenza sulle donne in India costituisce un serio problema sociale, come raccontano le cronache. Secondo statistiche ufficiali, nel paese, patria di oltre 1miliardo di persone, si verifica uno stupro ogni 20 minuti ma solo quattro violenze su dieci sono denunciate. Donne e bambini saranno dunque tra i protagonisti del lavoro dei giovani israeliani e la missione indiana è stata dedicata a uno di loro: Daniel Pomerantz, 20enne, soldato di Tsahal, rimasto ucciso nel conflitto di Gaza lo scorso 24 luglio. Era tra i Golani, impegnato a combattere i terroristi di Hamas nella Striscia. Era orgoglioso di aver vestito la divisa di Tsahal e lo ha scritto nell’ultimo messaggio diretto alla famiglia. “Mia amata famiglia, non avrei mai pensato di scrivere qualcosa del genere – il testo letto dalla madre di Daniel il giorno del suo funerale, trovato nel telefono del ragazzo – Non so cosa scrivere. Voglio che sappiate che sono felice di essere nato in questa famiglia. Sono contento di aver servito nella Brigata Golani. Se state leggendo queste parole, significa che la mia carriera è finita ma almeno ho combattuto con onore e sono felice. Potete star certi, sono felice”.
d.r.
(4 settembre 2014)