Israele – L’attenzione è sui confini

bennet yaalon netanyahuL’Intelligence israeliana sta mettendo al servizio della coalizione anti-Isis – sia quella occidentale in Iraq sia quella araba in Siria – il suo know-how per combattere la ferocia dei jihadisti. A sottolinearlo, il ministro della Difesa israeliana Moshe Yaalon, intervistato dal sito di informazione ynet. Una collaborazione naturale, afferma il ministro che traccia un’analisi sulla pericolante situazione dei paesi confinanti con Israele. A nord, nella zona del Golan, per il momento il pericolo Isis è escluso perché qui i miliziani del Califfato non sono arrivati. Anche Hezbollah, il movimento terroristico che controlla il sud del Libano, non costituisce attualmente una minaccia per Israele, ha spiegato Yaalon. “Non vedo Hezbollah intenzionato a spingere perché vi sia un escalation di violenza”, il giudizio del ministro che rassicura l’opinione pubblica a fronte di qualche segnale preoccupante arrivato dal nord nelle ultime settimane. L’attenzione rimane comunque alta, visto la velocità con cui evolve la situazione mediorientale. Guardando a sud, invece, il tema caldo è inevitabilmente il rapporto con Gaza. Di pochi giorni fa la decisione della Comunità internazionale di versare oltre 5 miliardi per la ricostruzione dell’area dopo il conflitto tra Israele e i terroristi di Hamas. All’appuntamento, andato in scena al Cairo e a cui hanno partecipato le diplomazie di oltre 50 paesi, non era presente nessun rappresentante israeliano. Esclusione mal digerita da alcuni uomini del governo di Gerusalemme, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman su tutti che ha definito questa assenza come un intralcio alla trattativa di pace. E certo non faranno piacere a Lieberman le dichiarazioni rilasciate oggi dal ministro degli Esteri egiziano Sameh Shukri. “Nessuno voleva Israele alla Conferenza su Gaza”, ha affermato Shukri, secondo quanto riporta il Times of Israel. E nemmeno gli Stati Uniti hanno fatto pressione perché l’invito fosse recapitato a Gerusalemme, ha aggiunto il ministro egiziano. Negli scorsi giorni però il quotidiano Haaretz aveva diffuso la notizia secondo cui l’assenza israeliana era frutto di un accordo tra il governo di Benjamin Netanyahu e la Casa Bianca. In ogni caso, quello che più preme a Israele è che la pioggia di soldi siano effettivamente destinati alla ricostruzione di Gaza e non vengano usati da Hamas per finanziare il suo terrorismo. E i suoi rapporti con la diplomazia di Hamas chiedono conto i giornalisti di ynet Yoav Zitun e Moran Azulay al ministro Moshe Yaalon. “Se Netanyahu ha definito Hamas uguale all’Isis per Israele negozia con loro al Cairo?”, la domanda dei giornalisti. “Quando devi confrontarti con delle sfide, esamini i costi e i benefici attraverso attente discussioni, come quelle intercorse all’interno del gabinetto di sicurezza durante l’operazione (Margine Protettivo a Gaza, avviata questa estate per fermare la minaccia di Hamas) – la risposta Yaalon – Quello che vogliamo ottenere nel lungo periodo, accadrà. Hamas cadrà. Un movimento basato sulla morte e sulla distruzione non può sopravvivere”. Per Yaalon, Margine Protettivo ha garantito a Israele, per il prossimo futuro, un lungo periodo di calma. Ma sulla gestione di alcuni colleghi di gabinetto del rapporto con i media durante l’operazione militare estiva, Yaalon è molto critico. Indigesto al ministro l’aver letto sui giornali le dichiarazioni di altri uomini di governo rispetto alle divisioni interne all’esecutivo sulla gestione del conflitto. Pubblicità che, a detta del ministro, ha aiutato Hamas. “Il fatto che ci fossero dei contrasti all’interno del governo e che questi siano venuti fuori, ha indubbiamente dato alla leadership di Hamas l’impressione che noi fossimo arrivati a un punto di rottura. Da vent’anni faccio parte di gabinetti. Puoi avere un’opinione diversa, anche il gabinetto precedente non aveva una posizione unica, ma non puoi renderla pubblica. Quando viene fuori sui giornali l’altra parte può dire ‘guarda, stanno per spezzarsi. Allora perché dovremmo accettare il cessate il fuoco? Continuiamo ancora un po’”.
Anche sul presunto passaggio di informazioni nel corso di Margine protettivo tra il ministro dell’Economia Naftali Bennet e l’ex rabbino capo dell’esercito Avichai Rontzki, Yaalon non è tenero. “Un fenomeno grave”, ha dichiarato il ministro della Difesa che ricorda come ci sia una procedura da seguire per acquisire informazioni sulle operazioni militari. E chi non le ha seguite, ha spiegato il ministro, ha poi usato in modo improprio le notizie ottenute “per presentare il comando dell’esercito e il Capo di Stato come cavalli pigri”. Cioè per criticare i vertici militari di passività di fronte alla minaccia di Hamas. Per Yaalon, un modo pericoloso di operare, in particolare se si è parte del governo.

Daniel Reichel

(15 ottobre 2014)