Israele – Il vertice segreto di Amman

Netanyahu_AbdullahUn incontro segreto per riportare la calma a Gerusalemme. Secondo quanto riferisce il quotidiano del Kuwait Al-Jarida – rilanciato dai media israeliani – il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu avrebbe incontrato domenica, lontano dai riflettori, il re di Giordania Abdullah II per discutere dell’escalation di violenza in cui è caduta Gerusalemme Est e la situazione d’alta tensione che si respira nell’area del Monte del Tempio. Nel vis a vis segreto di Amman (nell’immagine, l’incontro tra i due leader tenutosi in Giordania lo scorso gennaio), Netanyahu avrebbe accettato la richiesta di chiudere temporaneamente le visite ebraiche al sito – Spianata delle Moschee, per il mondo musulmano – e di incrementare il coordinamento con l’ente giordano Waqf a cui è affidata la gestione del luogo. “Siamo impegnati a preservare lo status quo per tutte le religioni”, aveva dichiarato ieri Netanyahu al termine della riunione domenicale del governo israeliano, aggiungendo che “è molto facile appiccare un incendio religioso, ma è più difficile spegnerlo”. Lo stesso primo ministro aveva invitato tutti i membri della Knesset ad abbassare i toni e ad impegnarsi per far cessare le tensioni nella capitale di Israele. Un appello che, secondo il giornale Al-Jarida, sarebbe dovuto alle pressioni ricevute dalla Giordania e dal Dipartimento di Stato Usa e che il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas avrebbe definito “un passo nella giusta direzione”. Passi che lo stesso Abbas non sembra compiere per agevolare il ritorno alla calma a Gerusalemme. Il leader palestinese infatti ha inviato una lettera di condoglianze alla famiglia di Moataz Hejazi, l’uomo – membro della Jihad Islamica – sospettato di aver sparato e ferito Yehuda Glick, rabbino e attivista di destra, mentre questi usciva dal Begin Center di Gerusalemme. Poco dopo l’attacco, Hejazi è morto in uno scontro a fuoco con la polizia. “Mentre noi cerchiamo di calmare una situazione di tensione, Abu Mazen invia una lettera di condoglianze per la morte di qualcuno che ha cercato di commettere un abominevole assassinio”, le parole di accusa del premier Netanyahu. Dopo l’uccisione di Hejazi, le autorità israeliane avevano deciso giovedì scorso di chiudere temporaneamente la Spianata delle moschee per il forte rischio di proteste e violenze nell’area. Provvedimento – poi modificato, con la possibilità per gli uomini oltre i 50 anni e per tutte le donne di accedere al sito – definito da Abu Mazen una “dichiarazione di guerra”. Sono settimane che l’area, così come i quartieri di Gerusalemme Est, sono teatro di scontri con pietre e molotov lanciate dai rivoltosi contro civili e forze di sicurezza israeliane. Senza dimenticare inoltre l’attentato in cui il 22 ottobre una bambina di 3 mesi e una ragazza di vent’anni hanno perso la vita.

d.r.

(3 novembre 2014)