Qui Torino – La mostra dell’Unrwa La Comunità: “Un chiarimento si rende necessario”
Sospensione immediata della mostra oppure, se questo fosse contrattualmente impossibile, presa ufficiale di distanza dal suo contenuto. Perché in caso contrario la Comunità si vedrebbe costretta “ad uscire dalla lunga lista di soci aderenti al museo”.
È quanto scrive il presidente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre in una lettera inviata al presidente del Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e delle Libertà Pietro Marcenaro e al suo direttore Guido Vaglio.
La mostra cui si allude è l’esposizione realizzata dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, recentemente accolta nelle sale del museo, in cui si espongono le immagini falsificate della barriera protettiva costruita da Israele per difendere la propria popolazione civile dal terrorismo giustapposte ad arte ai monumenti storici delle capitali europee. Un accostamento già denunciato con forza dalla Comunità negli scorsi giorni.
“Il muro, che tale è solo per meno del dieci per cento della sua lunghezza – si legge nel documento – viene ampiamente riprodotto e, allo scopo di ingigantirne gli effetti, viene anche proposto con montaggi fotografici in alcune capitali straniere. È un’operazione di propaganda, falsa e tendenziosa, allo scopo di suscitare condanna emotiva e irrazionale verso lo Stato di Israele, che nulla ha a che fare con l’intenzione documentaria rivendicata dagli organizzatori della mostra. Per contro non vi è alcuna spiegazione che esso fu costruito, dopo anni di dibattito, per bloccare il terrorismo (con più di mille vittime civili israeliane tra il 2000 e il 2005), terrorismo che diminuì in effetti, grazie alla barriera protettiva, del 98% fino al recente inizio dell’Intifada a Gerusalemme”.
Scrive ancora Segre: “Perché ospitare una mostra allestita dall’Unrwa che, pur essendo un organismo delle Nazioni Unite, ha notoriamente espresso atteggiamenti antisemiti? Essendo documentati da tempi i programmi di insegnamento improntati all’odio e all’indottrinamento alla distruzione di Israele nelle sue scuole e di collusione con Hamas, riconosciuta come organizzazione terrorista da Unione Europea, Stati Uniti e dalle stesse Nazioni Unite ci saremmo aspettati da parte del presidente del museo una doverosa attenzione per il rispetto del principio di verità dovuto ai visitatori”.
È vero che il presidente della Comunità fu informato in anticipo del trasferimento a Torino della mostra ma, prosegue Segre, “unitamente a una dichiarazione di impegno del museo a una attenta verifica”. Verifica che non sarebbe stata sufficiente, visto che la mostra viene definita “un atto di propaganda anti-israeliana”.
Tra i motivi di fastidio che vengono segnalati il fatto che la copertura della didascalia che riporta il falso storico secondo il quale l’esercito israeliano avrebbe ‘massacrato Sabra e Shatila’ sarebbe avvenuta “solo dopo una nostra protesta” e non a seguito di una verifica della correttezza del materiale “prima che venisse esposto”.
(20 novembre 2014)