Israele – Dopo l’aggressione a un soldatoPer Pesach, alti i livelli di guardia
Questa mattina un soldato dell’esercito israeliano è stato aggredito da un palestinese armato di coltello vicino al posto di blocco di Oranim, nei pressi della West Bank (20 chilometri a est di Tel Aviv). Il soldato, 22 anni, ha riportato ferite lievi alla testa e alla spalla, ha dichiarato il portavoce di Tsahal, ed è riuscito ad immobilizzare immediatamente l’aggressore. Quest’ultimo stava cercando di varcare il confine con la Cisgiordania ed entrare illegalmente in Israele assieme ad altri sei palestinesi. Il gruppo è stato intercettato da una pattuglia israeliana e, nel corso dell’arresto, si è svolta l’aggressione. Il soldato ferito è stato subito medicato sul luogo dai medici del Maghen David Adom e poi portato per accertamenti all’ospedale Belinson di Petah Tikvah. È cosciente e in buone condizioni.
L’aggressione di oggi arriva a 24 ore dall’inizio della festività ebraica di Pesach e le autorità israeliane hanno alzato il livello di sicurezza per cercare di evitare eventuali attentati dei così detti lupi solitari: attacchi di singoli terroristi palestinesi che armati di coltello o a bordo di auto aggrediscono i civili israeliani. Ultimo attentato di questo tipo in ordine cronologico, lo scorso 6 marzo quando un uomo palestinese, proveniente da Gerusalemme Est, ha ferito cinque persone, investendole con l’auto.
Intanto la questione sicurezza tiene banco in Israele anche per quanto sta accadendo a Losanna. Sono infatti ancora in corso le trattative tra le potenze mondiali (il gruppo dei 5+1, ovvero Usa, Cina, Russia, Francia e Gran Bretagna più la Germania) e l’Iran in merito al nucleare. La deadline per trovare un accordo politico era stata fissata al 31 di marzo ma è stata prorogata già due volte. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha espresso tutta la sua contrarietà a quanto sta accadendo in Svizzera. I grandi della Terra dovrebbero assicurare che l’Iran “fermi la sua aggressione contro l’intera regione, fermi di supportare il terrorismo in tutto il mondo e smetta di minacciare di annientare Israele”, ha dichiarato Netanyahu che ieri ha incontrato il portavoce dei Repubblicani al Congresso John Boehner, il fautore del tanto discusso discorso del primo ministro israeliano al Campidoglio dello scorso marzo. Boeher ha ribadito la stretta amicizia che lega gli Stati Uniti a Israele e criticato l’atteggiamento della Casa Bianca nei confronti dell’Iran, paese che costituisce una minaccia per l’ordine internazionale, ha sottolineato il portavoce Repubblicano. “Le concessioni offerte all’Iran a Losanna garantiranno un cattivo accordo che metterà in pericolo Israele, il Medio Oriente e la pace nel mondo”, ha affermato Netanyahu, richiamato la comunità internazionale a insistere per “un accordo migliore… che porti a una significativa diminuzione delle infrastrutture nucleari dell’Iran” e “colleghi un’eventuale ritiro delle restrizioni sul programma nucleare iraniano a un cambiamento di atteggiamento da parte di Teheran”. La posizione di Netanyahu, sposata per la verità anche da opinionisti di Haaretz come Amos Harel, è che non si possa trattare in modo morbido l’Iran, quando questi continua a dichiarare di voler distruggere Israele. Due giorni fa Mohammad Reza Naqd, comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, ha affermato che la “distruzione di Israele non è negoziabile”. L’appello di molti analisti della stampa israeliana rispecchia la richiesta del primo ministro Netanyahu: di fronte a questo tipo di minacce qualsiasi accordo con l’Iran deve essere diretto a escludere in ogni modo la possibilità che il regime di Teheran si doti dell’armamento nucleare.
d.r.
(2 aprile 2015)