Armenia, l’abbraccio di Gerusalemme
Ieri sera sono iniziati in tutta Israele i festeggiamenti per Yom HaAtzamut, il giorno che celebra l’indipendenza raggiunta dal paese nel 1948. Tra i tanti eventi per celebrare il 67esimo anno dalla nascita di Israele, questa mattina si è svolta una cerimonia ufficiale presso la residenza presidenziale. “È nostra responsabilità – ed è un vero privilegio – dare tutti noi stessi per questo Paese”, ha dichiarato Omri Gannem, ufficiale druso dell’esercito israeliano, durante la cerimonia, ringraziando il presidente Reuven Rivlin per aver concesso a lui e ad altri soldati delle medaglie al merito.
Alla cerimonia hanno partecipato anche il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Moshe Ya’alon e il capo dello staff dell’IDF Gadi Eisenkot, che si è rivolto alle famiglie elogiando l’educazione da loro impartita ai ragazzi che si sono distinti “dando loro gli strumenti per arrivare qui”. La gran parte di essi è costituita da soldati che hanno superato disagi e avversità, e molti di loro sono neo immigrati che si sono trasferiti in Israele senza le loro famiglie e si sono arruolati nell’esercito. Tra loro anche Lea Calderoni, ventunenne romana che ha preso la decisione di arruolarsi dopo aver partecipato a un viaggio estivo col Taglit. Presente alle celebrazioni anche Rama Burshtein, regista del film israeliano “La sposa promessa”, come ospite d’onore invitata da Rivlin, per aver “servito da voce per il pubblico muto dei Haredim che la società israeliana laica non conosce, individuando allo stesso tempo i valori condivisi”, come ha spiegato un portavoce del presidente.
Tutto il paese, dunque, è in festa da mercoledì sera, quando dal lutto di Yom HaZikaron, il giorno del ricordo dei soldati caduto nelle guerre combattute dallo Stato d’Israele, si è passati alla gioia per la sua indipendenza ottenuta 67 anni fa. I cittadini si sono riversati per le strade nonostante il freddo e la pioggia insoliti, riunendosi per barbecue o giornate in spiaggia, con gli occhi rivolti a scrutare il cielo per individuare il tradizionale passaggio degli aerei dell’esercito israeliano e ammirare le loro acrobazie.
E dopo che giovedì sera i festeggiamenti si chiuderanno con la cerimonia di consegna dell’Israel Prize, tra gli altri all’attore, regista e cantante Chaim Topol, alla diplomatica e politica Esther Herlitz, e al poeta Erez Biton, un’altra transizione da un’allegria contagiosa a una dolorosa commemorazione avverrà in Israele. Il 24 aprile ricorre il centenario del genocidio armeno, nel quale un milione e mezzo di armeni furono uccisi dall’esercito dell’Impero Ottomano. Era infatti il 24 aprile del 1915 la data in cui i soldati Ottomani arrestarono duecento leader e intellettuali armeni in quello che fu solo il primo tragico passo di quella che divenne una vera e propria campagna di pulizia etnica. Alle sei e mezza di sera le campane di diciotto chiese armene della città vecchia di Gerusalemme suoneranno cento rintocchi consecutivi, uno per ognuno dei cento anni passati da quei tragici eventi. Subito dopo, appena tra le strade strette e dorate dove gli armeni hanno vissuto dal quarto secolo calerà il silenzio, esse si riempiranno di persone che parteciperanno a una marcia con fiaccole in ricordo delle vittime. Dall’inizio del 2015, gli armeni residenti in Israele hanno organizzato moltissimi eventi perché il genocidio sia ricordato e riconosciuto. Tra gli altri, a febbraio la Jerusalem Symphony Orchestra, ha suonato in un concerto per commemorarne il centenario. Ma il 24 aprile è proprio il giorno centrale e più triste, e sono previste in tutta Israele processioni, veglie, e cerimonie solenni. Inoltre, per la prima volta Israele manderà una delegazione di membri della Knesset alla cerimonia ufficiale che si svolge a Yerevan, la capitale armena. Essa sarà formata da Nachman Shai (Unione Sionista) e Anat Berko (Likud), che arriveranno in Armenia rispondendo all’invito ufficiale rivolto al governo israeliano.
(Nell’immagine l’avvocato Kevork Nalbandian, responsabile delle commemorazioni del genocidio armeno a Gerusalemme)
Francesca Matalon
(23 aprile 2015)