Il rabbino capo Di Segni: “L’aliyah sia una gioia”

Schermata 04-2457136 alle 11.35.39Nessuna festa pubblica per celebrare Yom Haatzmaut, i 67 anni dell’indipendenza di Israele, fondato secondo il calendario ebraico il 5 di Iyar del 5708, il 14 maggio 1948.
Una decisione voluta dalla dirigenza Comunitaria romana che ha preferito non celebrare come di consueto con musica e canti per rispettare la shivah, la settimana di lutto, del rabbino capo emerito Elio Toaff.
“Non ci è sembrato rispettoso organizzare una festa così gioiosa e rumorosa proprio sotto la finestra del rav, che abitava nel cuore del Ghetto, e dentro la quale la sua famiglia è in lutto. Yom Haatzmaut in piazza è solo rimandata: pensiamo di spostarla durante Yom Yerushalaim, il prossimo 17 maggio, e non mancheranno i tradizionali carretti di cibo e giochi, il palco con la musica e le danze”, ha affermato Rav Di Segni.
“Nel 1948 in questo giorno ci fu un avvenimento che cambiò la vita del popolo ebraico per sempre e la storia dell’umanità. Il rapporto che rav Toaff ebbe con lo Stato ebraico è sempre stato esemplare per me: egli non ha mai mancato di appoggiare e di darsi da fare per sostenere Israele”.
“Dopo 67 anni – ha proseguito il rav – sono troppe le persone che continuano a delegittimare l’esistenza di Israele e che usano aggettivi come ‘colonialista’. Come diceva Herbert Pagani, gli ebrei colonialisti sono assai strani: mentre zappano la terra che hanno colonizzato, trovano sotto le ossa dei propri antenati”.
Per concludere: “L’aliyah, la scelta di trasferirsi in Israele, non è un segno di caduta ma di crescita. Non c’è preoccupazione, ma gioia. Questo è un nuovo inizio, il simbolo di una resurrezione, non di distruzione”.

rs

(23 aprile 2015)