L’intervista al presidente Usa Obama
“Avere a cuore Israele, significa anche saperlo criticare”

goldberg intervista obamaTorna a difendere l’accordo sul nucleare siglato con l’Iran – che tanto preoccupa Israele e non solo – il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Lo fa in una lunga intervista pubblicata in queste ore e rilasciata al giornalista della rivista americana Atlantic, Jeff Goldberg. Un botta e risposta in cui Obama si rivolge soprattutto a Israele e al mondo ebraico americano, ribadendo il suo impegno ad evitare che Teheran si doti di un’arma nucleare. “Tra 20 anni, a Dio piacendo, sarò ancora da queste parti. Se l’Iran avrà un’arma nucleare, sopra ci sarà scritto il mio nome”, ha affermato Obama, rispondendo alle perplessità di Goldberg sull’accordo che dovrebbe essere siglato a fine giugno con Teheran e prendendosi in prima persona le responsabilità per gli eventuali rischi. “Come molti ebrei, e non solo – scrive Goldberg – credo sia prudente tenere fuori dalla portata di regimi antisemiti le armi nucleari”, un richiamo all’odio anti-ebraico e contro Israele propugnato dai vertici di Teheran. Obama, riporta il giornalista, ha esplicitamente definito il leader iraniano Ali Khamenei un’antisemita sostenendo però che questo elemento non precluda il fatto che il regime di Teheran possa agire razionalmente. Ovvero, accettare le condizioni dell’accordo sul nucleare – e le rispettive limitazioni, che secondo il presidente Usa bloccheranno la possibilità che l’Iran si doti della bomba nucleare – in virtù di un miglioramento delle condizioni economiche nazionali.
Sul suo rapporto con Israele, Obama ha difeso le posizioni assunte in questi anni, in particolare in riferimento alle critiche mosse dalla Casa Bianca ad alcune azioni del governo di Gerusalemme. “Tengo profondamente allo Stato di Israele, e proprio perché ho a cuore il popolo ebraico, mi sento in dovere di parlare onestamente e in modo sincero riguardo a ciò che credo sia il modo migliore per arrivare a una sicurezza a lungo termine e che possa metterci nelle migliori condizioni per combattere l’antisemitismo”. Nel ribadire il suo impegno a favore della sicurezza dello Stato ebraico (“Credo di poter dimostrare come nessun presidente degli Stati Uniti sia stato più deciso [di me] nel fare in modo di aiutare Israele a proteggersi”), Obama si è poi soffermato sulle parole espresse in campagna elettorale dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu – i due, secondo Goldberg, almeno nelle prossime settimane non si incontreranno. “Quando il primo ministro Netanyahu, mentre si era sotto elezioni, ha detto che sotto di lui non ci sarà uno Stato palestinese, o quando c’è stata una discussione in cui sembrava che gli arabi israeliani fossero in qualche modo dipinti come una forza invasiva con la possibilità di votare, ci siamo trovati di fronte al contrario di quanto afferma la Dichiarazione di Indipendenza israeliana, che afferma esplicitamente che ogni cittadino partecipa in modo pieno alla democrazia, senza distinzione di razza o religione. Quando una cosa come questa accade ha ripercussioni sulla politica estera, e proprio perché siamo così vicini a Israele, per noi rimanere in silenzio avrebbe voluto dire perdere di credibilità”. Una critica mossa per il bene di Israele e non il contrario, il concetto espresso da Obama che ha poi spiegato di comprendere la preoccupazione ebraica “per il diffondersi in Europa di un evidente e pericoloso antisemitismo”.

Daniel Reichel

(22 maggio 2015)