Netanyahu: “Ci attaccano Ma l’Onu rimane in silenzio”
“Non ho sentito la condanna di un solo membro della comunità internazionale riguardo gli attacchi subiti da Israele negli ultimi giorni. L’Onu non ha detto una parola. Voglio proprio vedere se questo silenzio continuerà quando Israele risponderà per difendersi”. Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato dopo l’ultimo attacco proveniente dalla Striscia di Gaza contro il Sud di Israele: un missile è caduto sabato sera in un’area disabitata presso la città di Ashkelon. Un’aggressione a cui l’esercito israeliano ha reagito all’alba con una missione aerea, colpendo degli obiettivi militari sulla Striscia, identificati come basi terroristiche.
Il missile lanciato nelle ultime ore contro il Sud di Israele è solo l’ultimo episodio di una minaccia terrostica che ricomincia a farsi sentire: dalla fine dell’Operazione Margine Protettivo sono stati sei gli attacchi missilistici sferrati da Gaza contro il territorio israeliano, si sono concentrati nelle ultime settimane e sono continuati nonostante Hamas abbia negato ogni coinvolgimento, sostenendo di aver arrestato i responsabili.
Responsabili che si individuerebbero nelle Brigate Omar, un gruppo salafita vicino allo Stato Islamico che da mesi si batte contro Hamas e vorrebbe prendere il controllo della Striscia, mettendo a repentaglio il fragile equilibrio con Israele (secondo indiscrezioni della stampa israeliana Gerusalemme e i vertici di Gaza stanno lavorando per siglare un accordo che porti a una tregua di 5-10 anni): “Non siamo assolutamente interessati a lanciare missili contro Israele – ha dichiarato una fonte vicina a Hamas al quotidiano Yedioth Ahronot – anzi la giudichiamo un’azione pericolosa”.
Intanto venerdì Israele ha posizionato nuovi Iron Dome, la cupola di ferro per la difesa anti-missilistica, a sud del paese per scongiurare nuovi possibili attacchi e, in risposta all’attacco di sabato, il ministro della difesa Moshe Yaalon ha disposto di chiudere le frontiere con Gaza di Erez e Kerem Shalom, salvo emergenze umanitarie, “per garantire la sicurezza del paese”.
r.s.
(7 giugno 2015)