Israele – Torna la minaccia terroristica

Schermata 2015-06-21 alle 14.40.21‎Un uomo palestinese venerdì scorso ha fermato nei pressi dell’insediamento di Dov, in Cisgiordania, un auto con a bordo due israeliani. Sembrava volesse chiedere aiuto, invece una volta avvicinatosi alla vettura ha esploso diversi colpi a bruciapelo contro i due giovani per poi darsi alla fuga. Una delle vittime, Danny Gonen, venticinque anni, non è sopravvissuto all’attentato, troppo gravi le ferite da arma da fuoco riportate mentre l’amico è ancora ricoverato in ospedale . “I terroristi cercano costantemente di attaccarci, purtroppo a volte ci riescono”, l’amaro commento del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante la riunione di gabinetto domenicale che apre i lavori settimanali del governo. Nelle stesse ore, un altro attentato ha causato il ferimento di un poliziotto israeliano: un giovane palestinese di diciotto anni ha accoltellato un agente presso la porta di Damasco a Gerusalemme, ferendolo in modo grave al collo e al petto. Prima di perdere conoscenza, il poliziotto è riuscito ad aprire il fuoco contro l’attentatore, ora ricoverato presso un ospedale israeliano. Quello delle ultime ore così come l’attacco di Dov, sono solo gli ultimi casi di una oramai consolidata tecnica del terrorismo palestinese per attentare alla sicurezza israeliana. Si tratta degli attacchi dei così detti lupi solitari, come li ha definiti l’autorità israeliana: singoli attentatori che agiscono senza un diretto comando delle gerarchie del gruppo terroristico di Hamas o delle altre realtà jihadiste. E l’interrogativo su come fermarli non ha ancora trovato risposta, vista l’imprevedibilità delle loro azioni, che non hanno mandanti diretti e in cui le armi utilizzate, soprattutto coltelli o auto (adoperate per investire le proprie vittime), sono difficilmente rintracciabili dalle forze dell’ordine israeliane.
Secondo Amos Harel, analista di Haaretz, la strada è evidentemente complessa. Se da un lato la collaborazione tra le forze dell’ordine israeliane e quelle dell’Autorità nazionale palestinese ha permesso di arginare il fenomeno dei kamikaze, in particolare con azioni mirate contro Hamas, la formula delle aggressioni tramite i così detti “lupi solitari” necessita una nuova strategia ancora difficile da individuare. E soprattutto questa tipologia di attentati trova una certa condivisione da parte della società palestinese, rendendo più complicati i tentativi di arginarli e di evitare eventuali emulazioni. Una delle questioni sul tavolo, sottolinea Harel, è il monitoraggio dei social network: spesso gli attentatori li usano per dichiarare anticipatamente le loro intenzioni violente, da qui la stretta sorveglianza on-line da parte dell’intelligence israeliana.

(21 giugno 2015)