L’allarme medusa

danielafubini2Quelli che frequentano le nostre pacifiche spiagge sanno bene che fra fine giugno e luglio i telegiornali lanciano allerte terrificanti sul pericolo meduse, costa per costa, giorno per giorno, manco si trattasse di alieni in ricognizione. Un paese che di solito ha davvero altre questioni per la testa, si trova per un mese tutto concentrato nella valutazione se fare o non fare il bagno, e dove, e segue con ansia lo svilupparsi dell’attacco a tenaglia della specie più temuta: la medusa bianca.

La medusa bianca sembra un innocuo ma abbastanza schifoso sacchetto di plastica, e invece di provocare il giusto disgusto del dove andremo a finire con tutto questo inquinamento, lascia scie ed eritemi e può in effetti essere un pericolo, se ci si trova in mezzo a un banco intero. Non succede, anche perchè le coste telavivesi sono dotate di un Iron Dome anti-medusa umano: i bagnini con megafoni infernali che dall’altro della loro casetta sulla riva sono capaci anche, ove occorra, di sgridare un bambino che si mettesse le dita nel naso.

Vedono tutto, commentano tutto, e soprattutto sono indefessi avvistatori di meduse. In sette estati a Tel Aviv non ne ho mai, dico mai visto uno scendere dalla torretta di avvistamento. È possibile che le loro palafitte siano autosufficienti per mesi anche in caso di calamità naturali assortite, e comunque fanno un fior fiore di servizio pubblico: sulle spiagge di Tel Aviv non ci si sente mai soli, non c’è mai un minuto di completo silenzio, e se fra giugno e luglio una medusa sta nuotando al tuo fianco da mezz’ora è sicuramente una di quelle blu, estetiche e fluttuanti, che non oserà pungerti neanche lontano dallo sguardo severo del bagnino.

Ah, che bello sapere che c’è chi ci protegge, almeno dalle meduse, mentre il nucleare iraniano, il Bds, l’Isis, i tunnel di Hamas, e il resto delle preoccupazioni possono stare lontane dai nostri castelli di sabbia.

Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini

(13 luglio 2015)