La nostalgia rock conquista Israele

libi hart woodstocmTrecce e perline colorate nei capelli, jeans strappati e magliette a rete come outfit, un piercing al naso. Nel microfono una voce rauca e profonda, una folla si muove al ritmo di quello che chiaramente è rock da veri intenditori, e magari a qualche metro di distanza è parcheggiato un camioncino Volkswagen che sembra stia per esalare l’ultimo respiro e invece contro ogni aspettativa resiste con la sua vernice fluo. Uno potrebbe pensare di trovarsi a Woodstock allo sbocciare degli anni ’70, e invece si trova a Gerusalemme nel cuore degli anni Dieci, se così si può dire. Però l’errore è perdonabile. Quella che si scatena sul palco con treccine e tutto il resto è Libi Hart (nell’immagine), 63 anni, di professione rocker, e in effetti si trova al Jerusalem Woodstock Revival, che si terrà a partire dal prossimo 30 luglio al Kraft Stadium. Libi è una veterana della manifestazione così come della scena rock israeliana, e in questo momento sta conquistando anche la televisione partecipando al talent show X-factor.
Naturalmente l’impegno con la trasmissione non le impedirà di esserci anche questa volta al Jerusalem Woodstock Revival, giunto ormai alla sua settima edizione. Il festival è nato nel 2009, a quarant’anni esatti da quel Woodstock che nel 1969 aveva radunato gli hippy di tutto il mondo. Flower power, fantasie psichedeliche, pace e amore conquistano l’estate gerosolimitana, a dimostrare che “la musica anni ’60 e ’70 non muore mai” – parola di Nadia Levene, promotrice del concerto, organizzato dal produttore Carmi Wurtman, che tra le varie band ha portato in Israele anche i Black Eyed Peas. A caratterizzare il pubblico è la varietà – a scatenarsi sono presenti israeliani e non, religiosi e non, giovani e non – che è secondo Nadia “una delle ragioni per cui il festival così speciale”. Ma la vera protagonista è la musica, quella di artisti come Neil Young, i Pink Floyd, Jimi Hendrix, i Led Zeppelin e Janis Joplin, la preferità di Libi nonché la sua specialità, anche se – ammette – con un po’ di timore reverenziale.
Lei, che tra l’altro a Janis somiglia non poco, del Woodstock vero aveva il biglietto, ma alla fine lì non è mai andata. Quando i suoi genitori l’hanno scoperta infatti, hanno preso il suddetto biglietto e l’hanno sostituito con uno per Israele. Non che a Hart non fosse dispiaciuto, però oggi racconta che con il paese è stato amore a prima vista, e già alla discesa dall’aereo “ho sentito qualcosa nell’aria e avevo gli occhi pieni di lacrime”.
Nonostante questo episodio cruciale, Hart deve in realtà la sua educazione musicale proprio ai genitori. Cresciuta in quella che definisce “la Disneyland dei bambini ebrei”, meglio conosciuta come Monsey, nello Stato di New York, sua madre negli anni quaranta era stata una cantante alla radio, mentre il padre, ex attore shakespeariano, ha insegnato a lei e sua sorella ad avere la giusta dizione e praticare la giusta respirazione. E proprio lui, per seguire le partite degli Yankees, ha portato a casa i primi amplificatori, attraverso cui Libi ha sentito per la prima volta i Beatles e capito che cosa voleva essere nella vita, una cantante.
Ovviamente una vera rocker deve avere una storia un minimo tormentata, ed effettivamente Libi nella sua vita ha incontrato un maestro che voleva convincerla che il suo amore per Paul Mc Cartney fosse idolatria e anche un ex marito per il quale ha rinunciato a un contratto discografico e alla vita senza freni della rockstar. Però è riuscita a far parlare del suo talento fin dall’età di 15 anni, quando si è esibita per la prima volta nel seminterrato di un compagno di classe. E poi, una volta tornata in Israele per rimanerci diversi anni dopo quel 1969, insieme alla sua band, i Flashback, è arrivata a ad avere un’agenda di ben 32 concerti al mese. E ora la sfida di X-factor: “Volevo che i ragazzi di questo paese ascoltassero un po’ di rock classico, quella che sento essere la musica più incredibile di tutte”.
Forse alcuni di loro saranno sul prato di Woodstock, insomma quello dello stadio di Gerusalemme. E tutto sommato Libi si dice soddisfatta della poetica giustizia che trova nell’aver “perso Woodstock a causa di Israele, ma portato poi Woodstock in Israele”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(28 luglio 2015)