Israele – La solitudine del Presidente

rivlin ospedale -foto di mark neymanIn concomitanza con il primo anniversario del suo insediamento alla presidenza dello Stato di Israele, Reuven Rivlin si è trovato a doversi confrontare con uno dei momenti più duri della sua carriera politica. La sua ferma condanna degli attentati al gay pride di Gerusalemme e contro la famiglia palestinese a Kfar Douma – nell’immagine il presidente Rivlin in visita a Hussein Dawabsha, che ha ripreso conoscenza in queste ore ed è tra le vittime dell’attentato di Douma, in cui sono morti il padre e il fratellino di 18 mesi – hanno ricevuto un ampio appoggio e sostegno da parte degli israeliani. “Più che vergogna provo dolore – aveva scritto Rivlin in un messaggio postato in arabo sui social network e diretto alle vittime di Douma – perché membri del mio popolo hanno scelto la via del terrorismo e hanno perso il volto umano. La loro strada non è la mia, la loro strada non è la nostra”. Non tutti hanno apprezzato le parole di Rivlin e sotto il suo post sono cominciate ad apparire oltre alle critiche vere e proprie minacce di morte, fotomontaggi con il presidente ritratto come un nazista o come un arabo, insulti di vario grado. In un primo momento Rivlin ha minimizzato la situazione – dopo le minacce un gruppo di persone ha organizzato una manifestazione di solidarietà nei pressi della sua residenza – per poi tornare a parlarne in una recente intervista al canale televisivo nazionale Arutz 2. “Se qualcuno avesse additato una persona che conosco, non dico il presidente d’Israele ma un semplice cittadino, come uno che odia Israele, che ne vuole la distruzione, mi sarei alzato e l’avrei difeso”. “Avrei detto, quest’uomo magari sbaglia ma sta facendo quanto è in suo potere per lo Stato d’Israele e per i suoi cittadini”, l’amaro commento di Rivlin, sentitosi lasciato solo dalla leadership politica israeliana, che, a parte alcuni casi, non ha espresso pubblicamente solidarietà nei suoi confronti dopo gli attacchi ricevuti. E tra chi è rimasto in silenzio, afferma la giornalista di Arutz 2, il Premier Benjamin Netanyahu, ennesima dimostrazione che tra i due non c’è un buon feeling. Non è un segreto che per il Primo ministro israeliano la candidatura di Rivlin alla presidenza non fosse la prima scelta e da allora i rapporti non sono certo migliorati. Negli ultimi giorni il capo dello Stato è intervenuto per la prima volta duramente per criticare la politica del governo sul fronte internazionale, in particolare sulla gestione della questione dell’accordo iraniano e dei rapporti con gli Usa. Preoccupato dello scontro sempre più duro tra Netanyahu e il presidente Usa Barack Obama, Rivlin ha affermato che “dobbiamo comprendere che sono tre i principi in politica estera che Israele deve tenere in conto : il primo, i rapporti con gli Stati Uniti; il secondo, non meno importante, i rapporti con gli Stati Uniti e il terzo, quello fondamentale, i rapporti con gli Stati Uniti”.

Daniel Reichel

(10 agosto)