Madri d’Israele – Ghefen

David Zebuloni, studente Chiudete per un attimo gli occhi e provate ad immaginare un soldato, una soldatessa dell’esercito israeliano.
Divisa, fucile sotto la spalla destra, volto serio, impassibile.
Ora aprite gli occhi.
Vi presento Ghefen Stolero. Vent’anni, originaria di Netanya.
Niente fucile sotto la spalla, il viso costantemente illuminato da un meraviglioso sorriso. Solo la divisa verdognola ci pone un grande interrogativo sulla sua persona.
“Faccio parte di un’unità molto speciale”, mi accenna con uno sguardo complice.
Madre di Israele, serve lo Stato con amore e dedizione, con una passione che la contraddistingue.
Il ruolo di Ghefen all’interno dell’esercito è, infatti, davvero singolare.
ghefen “Mi occupo di un gruppo di ragazzi tra i dodici ed i diciotto anni. Ragazzi che hanno sofferto, che sono stati abbandonati, raccolti dalla strada. Ragazzi che hanno conosciuto solo odio e tradimenti, solo violenza ed indifferenza. Privi di una qualsiasi forma di educazione, diffidano delle persone e dello Stato. Per questo motivo ogni mattina indosso la divisa ed entro sorridendo nella struttura che li ospita, per dimostrar loro che lo Stato, nel quale non credono più, tiene a loro, si prende cura di loro, crede ancora in un futuro migliore”.
Ascolto commosso.
“Proviamo a combattere la delinquenza giovanile, collaboriamo con psicologi e assistenti sociali. Cerchiamo di mostrar loro un mondo che non conoscevano prima, del tutto nuovo, ancora sconosciuto”.
Ghefen, oltre a ricoprire il ruolo di mamma, sorella e migliore amica, si occupa di prepararli al momento dell’arruolamento all’esercito, psicologicamente e fisicamente.
“Ho deciso io di entrare a far parte di questa unità, ho dovuto fare diversi colloqui per essere accettata, ottenendo infine l’approvazione da parte del ministero dell’Istruzione.
Purtroppo il mio ruolo è sottovalutato e spesso deriso all’interno della società, il fatto di girare senza fucile a quanto pare mi rende una soldatessa meno credibile”, mi confida con una nota amara, ma le soddisfazioni non vengono mai a mancare.
“Strappar loro un sorriso, guadagnarmi la loro fiducia, insegnar loro qualcosa di nuovo: questi sono i miei più grandi traguardi”.

David Zebuloni

(27 agosto 2015)