L’intervista al Presidente Rivlin
“Israele difende la democrazia”

rivlinIl monito e la ferma condanna contro il fanatismo dell’ultradestra israeliana, il difficile tentativo di raggiungere la pace quando si ha come interlocutore il gruppo terroristico di Hamas, la minaccia iraniana e l’avanzata dell’Isis: sono questi i temi toccati nell’ampia intervista rilasciata a Repubblica dal Presidente dello Stato ebraico Reuven Rivlin, che questa settimana verrà in Italia per visitare l’Expo, a pochi giorni di distanza dal premier Netanyahu, e farà tappa a Roma e al Vaticano dove incontrerà Bergoglio il prossimo 3 settembre. Un invito, quello a Rivlin, giunto lo scorso luglio dal premier Matteo Renzi durante il suo viaggio a Gerusalemme (a nome anche del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella) e accolto con il sincero: “non vedo l’ora”.

A colloquio con Repubblica, il Presidente Rivlin, che giovedì scorso ha fatto visita alla Chiesa della Moltiplicazione di Tabgha data alle fiamme lo scorso giugno da un gruppo di estremisti, condanna senza alcun indugio le violenze perpetrate dai gruppi di fanatici israeliani: “È qualcosa che davvero mi sconvolge in quanto ebreo, – spiega – il nostro popolo ha subito quel che ha subito, noi non possiamo fare una cosa del genere a qualcun altro. Quei gruppi messianici che pensano che la democrazia sia ciò che loro pensano o credono – per un precetto di superiorità – sono il maggior pericolo per lo Stato di Israele in quanto democrazia”. Rivlin inoltre non si sottrae dalle responsabilità della classe politica e rimarca la gravità dell’aver sottovalutato la presenza di gruppi di intolleranti, poi divampata nei fatti di Kfar Douma e nell’aggressione del Gay Pride di Gerusalemme, a causa dei quali sono morti un bambino palestinese e suo padre e una sedicenne israeliana: “Il nostro Paese – dice – è democratico quanto e più di molti altri Stati del mondo, ed è una cosa ovvia il rifiuto di qualunque forma di violenza. Ma negli ultimi anni abbiamo capito che anche le cose ovvie devono essere dette. Abbiamo preso alla leggera il grande pericolo che sta crescendo al nostro interno: li abbiamo chiamati ‘erbacce’ abbiamo detto che erano gruppuscoli di cui non bisognava aver timore. Oggi capiamo che le piccole cose se non vengono trattate subito possono diventare grandi cose”.
Un messaggio ribadito con forza nella sua visita a Tabgha durante la quale ha dichiarato: “Sono qui oggi per chiarire che lo Stato di Israele – come stato ebraico e democratico e democratico ed ebraico – prende su di sé la responsabilità della libertà e la sicurezza per tutte le fedi presenti in Israele”. Nella sua intervista a Repubblica Reuven Rivlin non si sottrae inoltre dal rispondere alle domande sul conflitto israelo-palestinese, spiegando come se anche il sogno della pace resti vivo nella mente dei cittadini d’Israele, le condizioni di sicurezza siano irrimediabilmente cambiate: “I cittadini israeliani – spiega – hanno visto cosa è accaduto quando abbiamo lasciato Gaza: subito sono cominciati i lanci di missili. Hanno visto cosa è accaduto quando abbiamo lasciato il sud Libano: oggi ci sono 100.000 missili puntati contro di noi”. Il Presidente sottolinea inoltre che avere il gruppo terroristico di Hamas come interlocutore per risolvere il conflitto con Gaza, renda tutto più complesso: “Non mi importa chi sia il mio interlocutore, si può discutere con chiunque. Il problema è di cosa si parla. Io non discuto con Hamas perché si chiama Hamas, non discuto perché vuole annientarmi. Se promettesse di non distruggere Israele potremmo discutere”. Se Hamas continua a preoccupare Israele, al momento la minaccia più grande è però quella dell’Iran, un mese e mezzo dopo l’apertura dell’Occidente segnata dall’accordo sul nucleare stilato dai Paesi del 5+1 (Usa, Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina più la Germania). Rivlin si conferma compatto rispetto le riserve espresse dal premier Benjamin Netanyahu ma anche da rappresentanti dell’opposizione come Yair Lapid: “La questione dell’atomica iraniana – dichiara – è quella che spaventa maggiormente Israele. Capisco che siamo isolati nella nostra posizione ma dobbiamo guardare avanti affinché il mondo capisca che l’Iran non può appoggiare il terrorismo”. Rivlin comunque auspica di mantenere i buoni rapporti con l’America, il cui Congresso voterà a settembre l’appoggio o il rifiuto dell’accordo iraniano portato avanti da Obama, che ha portato allo scontro con Netanyahu e al conseguente traballare dei rapporti tra i due paesi storicamente amici. In conclusione infine il Presidente d’Israele si esprime sull’avanzata dell’Isis e il mutamento del quadro geopolitico: “ L’avvento dell’Is ha trasformato tutto ciò che sapevamo. Una volta dicevamo che il nemico del nostro nemico era nostro amico, oggi non è più così: Assad è nemico dell’Is e l’Is è nemico di Assad e nessuno dei due è nostro amico, e nemmeno amico degli altri”.

r.s. twitter @rsilveramoked

(30 agosto 2015)