Obama: “Israele è di famiglia”
“Siamo tutti a favore di Israele”. Con questa premessa il presidente Barack Obama ha più volte difeso pubblicamente l’accordo siglato con l’Iran, considerato dai suoi oppositori una minaccia per la sicurezza internazionale e in particolare per lo Stato ebraico. “Mi disturba sentire persone che insinuano che chi si oppone all’accordo è filo-israeliano. Siamo tutti filo-israeliani. La questione qui è come risolvere il problema e assicurarsi che l’Iran non si doti di un’arma nucleare”, ha spiegato Obama in un’intervista rilasciata in esclusiva all’autorevole giornale ebraico americano Forward. Rispondendo alle domande della giornalista Jane Eisner, il presidente ha quindi deciso di rivolgersi direttamente agli ebrei americani – e indirettamente all’opinione pubblica israeliana – per dare rassicurazioni sulla bontà dell’accordo e riaffermare il legame indissolubile tra gli Stati Uniti e lo Stato ebraico, a prescindere dagli scontri avuti nel recente passato con il premier Benjamin Netanyahu. “Israele – ha puntualizzato Obama – non è solo un alleato, non è solo un amico ma fa parte della famiglia. Le relazioni tra i nostri popoli, i valori condivisi, l’impegno comune per la democrazia, queste cose sono così profonde da essere sopravvissute in passato alle discussioni e sopravviveranno anche a questo argomento (l’accordo iraniano)”.
Eppure proprio l’intesa raggiunta a Vienna con Teheran – siglata assieme a Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Germania, con la mediazione della diplomazia dell’Unione Europea – ha generato uno degli scontri più aspri tra Stati Uniti e Israele, con i due governi mai così lontani su una questione tanto centrale come la sicurezza internazionale. Una spaccatura che sta avendo le sue ripercussioni anche nel mondo ebraico americano, ha sottolineato la giornalista Eisner, diviso al suo interno sulla questione iraniana. Per Eisner, a destare preoccupazione è in particolare l’interrogativo su come l’Iran userà il denaro che entrerà nelle casse di Teheran dopo la caduta delle sanzioni (prevista dall’accordo a fronte dello smantellamento e del controllo internazionale sul programma nucleare iraniano), se non sarà utilizzato per fini militari e in particolare contro Israele (una questione posta anche dal senatore democratico Chuck Schumer, dettosi contrario all’accordo). Secondo l’inquilino della Casa Bianca, l’obiettivo delle sanzioni era fermare la corsa alla costruzione della bomba da parte dell’Iran: la sua amministrazione, afferma Obama, ha implementato in collaborazione con i suoi alleati queste sanzioni costringendo Teheran, fortemente danneggiata economicamente, a venire al tavolo dei negoziati e a siglare un’intesa che vuole portare a termine l’obiettivo iniziale, evitare che il regime degli Ayatollah si doti di un’arma nucleare. Le sanzioni in ogni caso, continua Obama, saranno sospese se l’Iran seguirà il percorso stabilito dall’intesa di Vienna e nel mentre gli Stati Uniti continueranno a lavorare con l’intelligence dei paesi alleati, su tutti Israele, per fermare ogni possibile tentativo del regime di minacciare la sicurezza mondiale. E ancora, anche una volta tolte le sanzioni, riferisce Obama, secondo le stime dell’amministrazione Usa l’Iran avrà bisogno di almeno sette anni per tornare alla situazione economica precedente ai provvedimenti nei suoi confronti.
Più sul personale, Obama ha sottolineato di sentirsi “offeso da chi lo accusa di antisemitismo solo per specifiche divergenze con uno specifico governo israeliano riguardo a un tema specifico”. “Io non ho solo ricevuto i voti della Comunità ebraica – spiega il presidente, facendo riferimento al grande sostegno alle urne ottenuto dall’elettorato ebraico americano – ho ricevuto idee, valori, supporto che mi ha aiutato a diventare la persona che sono”.
Daniel Reichel
(1 settembre 2015)