Israele – Contrasti sulle scelte del governo
Le nuove misure antiterrorismo

Schermata 2015-10-19 alle 14.16.12Maggiore potere alla polizia nelle perquisizioni ma stop alla costruzione di nuove barriere all’interno di Gerusalemme. È quanto ha deciso nelle ultime ore il governo israeliano guidato dal Premier Benjamin Netanyahu rispetto ai provvedimenti adottati per contrastare il terrorismo palestinese. Per quanto riguarda le perquisizioni, fino ad oggi le forze dell’ordine potevano effettuarle solo in caso di un ragionevole sospetto che la persona da perquisire fosse armata. La nuova normativa, che dovrà essere approvata prima dalla Commissione legislativa poi dalla Knesset, rimuove il limite del “ragionevole sospetto”. “A causa dei recenti attacchi – ha spiegato il ministro per la Pubblica sicurezza Gilad Erdan riferendosi alla scia di attentati che ha colpito Israele nelle scorse settimane – si è resa urgente la necessità di garantire alla polizia la possibilità di condurre perquisizioni personali per contrastare meglio gli attentatori armati di coltello”. L’Associazione per i diritti civili in Israele ha duramente criticato il provvedimento, ritenuto eccessivamente repressivo: “la polizia ha già ampi poteri di indagine e l’attuale legislazione vorrebbe legittimare una pratica che è già stata bocciata dalla Corte di giustizia”, accusa Avner Pinchuk, capo del dipartimento dell’associazione dedicato alla privacy. Per Pinchuk, Erdan sta usando in modo cinico l’attuale situazione di insicurezza per far passare una norma che era stato costretto a tenere ferma nel cassetto per cinque. Inaccettabile in uno stato democratico, dichiara Pinchuk al quotidiano Yedioth Ahronoth, non prevedere il prerequisito del “ragionevole sospetto”: “si chiama causa probabile – afferma – e ha lo scopo di delimitare il potere d’azione della polizia entro determinate linee guida”. La norma ribattezzata stop-and-frisk (ferma e perquisisci) è ispirata a provvedimenti simili che erano stati presi dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg per arginare il crimine nella Grande Mela.
Altra decisione criticata, questa volta da uomini interni al governo di Gerusalemme, quella legata al posizionamento di barriere temporanee all’interno della Capitale. In particolare, la polizia nelle scorse ore aveva posizionato blocchi di cemento mobili per delimitare il quartiere palestinese di Jabel Mukaber – da cui provengono almeno quattro degli attentatori che hanno aggredito e ucciso civili e soldati israeliani dal 1 ottobre a oggi – e quello ebraico di Armon HaNatziv. Il progetto prevedeva il posizionamento di una barriera di circa 300 metri ma è stato sospeso dopo l’intervento del Premier Netanyahu, sollecitato da alcuni ministri che hanno criticato l’iniziativa definendo la costruzione del muro temporaneo come divisione de facto della Capitale unificata. “Dobbiamo proteggere le case degli israeliani – ha affermato il ministro dei Trasporti Yisrael Katz – avviando operazioni contro le infrastrutture del terrorismo e contro l’incitamento presente a Jabel Mukaber, non servono le fortificazione”.
E mentre a Gerusalemme continuano le discussioni, il sud del Paese è ancora scosso dall’attentato di ieri a Beersheva compiuto da un giovane beduino, che ha ucciso un soldato di 19 anni, Omri Levi, e ferito altre undici persone. Dalla Comunità beduina del Negev è arrivata una ferma condanna dell’attentato: “Condanniamo questo atto a nome di tutta la società beduina – ha dichiarato Mohammed Alnabari, sindaco della città di Hura – chiediamo ai residenti del Negev, arabi ed ebrei, di preservare e proteggere i rapporti tra i due popoli per il bene di entrambi. Preghiamo per la calma e per giorni migliori in cui tutti i cittadini di questo paese possano vivere in insieme in pace”. Altra vittima dell’attentato di ieri a Beersheva è stato Haftom Zarhum, 29 anni, rifugiato eritreo, colpito dalle guardie di sicurezza della stazione centrale perché scambiato per un attentatore. Contro di lui alcuni presenti hanno compiuto un vero e proprio linciaggio e la polizia sta indagando per assicurare i colpevoli alla giustizia.

Daniel Reichel

(19 ottobre 2015)