Israele – Adolf Hitler e il Gran Muftì,
Bibi cerca di correggere il tiro
“Non volevo assolvere Hitler dalle sue responsabilità ma mostrare come il padre della nazione palestinese voleva distruggere gli ebrei anche senza un’occupazione, senza territori, senza insediamenti”. Cerca di chiarire la sua posizione il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dopo la pioggia di critiche ricevute per le sue affermazioni sul legame tra la decisione di sterminare gli ebrei da parte di Hitler e il muftì di Gerusalemme Haj Amin Al-Husseini. Parlando al Congresso Mondiale Sionista a Gerusalemme, Netanyahu ha affermato che Hitler fu convinto alla cosiddetta “soluzione finale” dal muftì Al-Husseini – un importante capo religioso islamico in Palestina – durante un loro incontro nel novembre del 1941, e che inizialmente voleva semplicemente espellere gli ebrei dalla Germania: “Hitler non voleva sterminare gli ebrei, all’epoca, voleva espellere gli ebrei. Amin al-Husseini andò da Hitler e gli disse: ‘Se li espelli, verranno tutti qui (in Palestina, ndr). ‘Cosa dovrei fare con loro?’, chiese Hitler. Il Muftì rispose: ‘Bruciali’”. Una ricostruzione contestata da molti storici così come da diversi esponenti politici israeliani e su cui Netanyahu è tornato a esprimersi alla vigilia del viaggio che lo porterà a Berlino, dove incontrerà il Segretario di Stato John Kerry per parlare dell’attuale escalation di violenza in Israele e nei territori palestinesi. “Hitler era responsabile dello sterminio di sei milioni di ebrei e nessuno lo mette in dubbio. Ma non possiamo ignorare che Amin al-Husseini era tra coloro che lo incoraggiarono ad adottare la ‘soluzione finale’”. Per Netanyahu è “assurdo” dimenticare questo nesso, portando ad esempio le affermazioni al processo di Norimberga del gerarca nazista Dieter Wisliceny, vice di Adolf Eichman: “il muftì giocò un ruolo importante nella ‘soluzione finale’ – affermò Wisliceny – e fu uno dei promotori dello sterminio sistematico degli ebrei europei”. Il Premier israeliano ha aggiunto che “purtroppo, (al-Husseini) è ancora una figura riverita nella società palestinese e dai suoi libri di testo, che sono infarciti di istigazione all’odio”.
All’intervento di Netanyahu al Congresso Mondiale Sionista sono seguite molte reazioni tra cui quella di Isaac Herzog, leader dell’opposizione laburista, che ha parlato di pericolosa distorsione, chiedendo al Primo ministro di correggere le sue parole perché “minimizzano la Shoah, il nazismo e la responsabilità di Hitler nel terribile disastro del nostro popolo”. Herzog ha spiegato di conoscere bene la figura del muftì di Gerusalemme che “diede l’ordine di uccidere mio nonno, il rabbino Herzog, e sostenne attivamente Hitler. Ma di Hitler ce ne fu uno solo. Hitler non aveva bisogno di Husseini per ordinare l’assassinio degli ebrei solo perché erano ebrei”. Intervista da ynet, la storica di Yad Vashem Dina Porat ha spiegato che le affermazioni di Netanyahu non sono corrette. “Non si può affermare che fu il muftì a dare ad Hitler l’idea di uccidere o bruciare gli ebrei. Non è vero. Il loro incontro avvenne dopo una serie di avvenimenti che lo dimostrano”. Di assurdità parla invece il noto storico Tom Segev secondo cui si può certamente affermare che Husseini fosse un criminale di guerra “ma non che Hitler avesse bisogno dei suoi consigli”. Tre anni fa Netanyahu fece una dichiarazione simile a quella oggi contesta, affermando davanti alla Knesset che il muftì era da considerare “uno dei maggiori architetti della Soluzione Finale”.
d.r.
(21 ottobre 2015)