Israele – Kerry, Netanyahu, Abu Mazen
Dialogo per riportare la calma
Cauto ottimismo. Ad esprimerlo il segretario di Stato americano John Kerry dopo l’incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu a Berlino. Sul tavolo, il tentativo di riportare per vie diplomatiche la calma in Israele e nei territori palestinesi, dopo giorni di attentati terroristici e violenze. Il primo segno di apertura arriva da Gerusalemme, con la decisione del governo Netanyahu di sospendere le restrizioni legate all’accesso per i musulmani alla Spianata delle Moschee (per l’ebraismo, Monte del Tempio). Nonostante il movimento terroristico di Hamas abbia invocato per l’ennesima volta un “venerdì della rabbia”, incitando la popolazione a colpire Israele, le autorità hanno deciso di permettere a tutti i fedeli musulmani di recarsi al complesso della moschea Al Aqsa per pregare. Proprio questo luogo nelle scorse settimane è stato il teatro principale della rivolta palestinese, con il lancio di molotov e massi poi trasformatisi in un’ondata di attacchi terroristici contro civili e soldati israeliani. Per limitare gli scontri, Israele, che controlla l’accesso al Monte del Tempio, aveva imposto un limite di età, permettendo solo ai fedeli con più di quarant’anni di entrare nel sito, la cui gestione è affidata alla Giordania. La sospensione delle restrizioni è stato interpretato dalla stampa israeliana come un tentativo di apertura e di allentare la tensione da parte di Gerusalemme. In cambio Netanyahu chiede alla Giordania e all’Autorità palestinese di dichiarare pubblicamente che Israele non ha violato lo status quo dell’area del Monte del Tempio.
“Credo sia arrivato il momento che la comunità internazionale intervenga e dica a Mahmoud Abbas (presidente dell’Autorità nazionale palestinese) di smettere di diffondere bugie riguardo al fatto che Israele voglia cambiare lo status quo del Monte del Tempio, distruggere la moschea Al Aqsa o stia giustiziando palestinesi. Israele protegge quei luoghi e protegge i suoi cittadini come ogni democrazia farebbe”, le dichiarazioni di Netanyahu, rilasciate durante l’incontro berlinese con Kerry. E il segretario di Stato Usa in queste ore sentirà l’altra campana, incontrando Abbas e il re di Giordania Abdullah. Secondo il sito di informazione Times Of Israel, i due vogliono ottenere l’appoggio Usa su una mozione legata alla gestione del Monte del Tempio (o Spianata delle Moschee): dare nuovamente il controllo sulle visite degli ebrei al sito all’autorità musulmana che lo gestisce, il Waqf di Gerusalemme. Sempre secondo il Times of Israel, l’Autorità palestinese sarebbe anche disponibile a riprendere i colloqui di pace con Israele – Netanyahu più volte nelle scorse settimane ha invitato Ramallah a sedersi nuovamente al tavolo dei negoziati – a patto che Gerusalemme congeli la costruzione degli insediamenti e rilasci 26 prigionieri palestinesi, di cui aveva concesso la liberazione in un accordo stipulato nel 2014. L’Autorità palestinese rimanda poi al mittente le accuse riguardo al coinvolgimento nella nuova ondata di violenze. Alcuni suoi funzionari hanno infatti affermato che le forze di sicurezza dell’Anp hanno impedito una serie di recenti attacchi contro obiettivi israeliani, tra cui accoltellamenti, sparatorie e il posizionamento di esplosivi.
Intanto questa mattina un soldato israeliano è stato accoltellato nei pressi del checkpoint di Gush Etzion da un ragazzo palestinese di 16 anni. La vittima, proveniente da un villaggio beduino, ha riportato lievi ferite al corpo mentre l’attentatore è stato fermato. Nelle stesse ore è arrivato il primo video da parte dell’Isis in cui si minaccia in ebraico Israele: “Presto gli attacchi saranno molti di più e porteranno i musulmani a dominare l’intera Israele”, afferma il miliziano dell’Isis che nelle immagini indossa una divisa militare cariche esplosive ai fianchi e ha un kalashnikov in mano.
Daniel Reichel
(23 ottobre 2015)