Qui Berlino – Vini israeliani via dagli scaffali
poi il KaDeWe deve scusarsi

KaDeWe-Berlin“Da oggi otto vini israeliani torneranno a far parte del nostro assortimento. Riguardo la decisione dell’Unione Europea abbiamo reagito troppo prematuramente e in maniera indelicata. Ci scusiamo per questo comportamento sbagliato”. Questo il comunicato che appare da domenica sulla home page del sito del Kaufhaus des Westens, il celebre grande magazzino di lusso di Berlino conosciuto ai più come KaDeWe, al centro delle polemiche per aver ritirato delle bottiglie di aziende israeliane.
La scelta, poi ritrattata, sarebbe stata dettata dalle controverse nuove linee guida dell’Unione Europea secondo cui i prodotti israeliani che provengono dai territori non riconosciuti dai confini del 1967 dovrebbero essere etichettati con un apposito marchio.
“Li abbiamo tolti dagli scaffali in attesa che ricevano la loro etichetta” aveva spiegato il portavoce del grande magazzino intervistata dal Der Spiegel due giorni fa. Una iniziativa tuttavia illegittima (le direttive devono infatti essere statali) e che ha ricevuto la durissima risposta di Gerusalemme. Il Premier israeliano Benjamin Netanyahu ha invitato il governo tedesco ad intervenire per fermare una decisione definita come un boicottaggio nei confronti dello Stato ebraico: “Protestiamo veementemente per questa decisione che è inaccettabile moralmente e storicamente. Ci aspettiamo che la Germania, che si è opposta all’etichettatura di questi prodotti, prenda la questione seriamente”.
Ed a prenderla seriamente è stato proprio il KaDeWe che ha specificato nel suo comunicato: “Il nostro Department Store offre un vasto assortimento internazionale di cui siamo molto orgogliosi e ovviamente parte di questa offerta include oltre 200 prodotti israeliani. Ci opponiamo a qualsiasi forma di discriminazione e intolleranza”. Questione rientrata, dunque, seppur l’accaduto sia un campanello di allarme per quanto concerne il tema delle etichettature portato avanti dall’Unione Europea. Il caso KaDaWe costituisce un segnale che la diplomazia israeliana non vuole sottovalutare.
La storia del grande magazzino ha peraltro un legame simbolico con il mondo ebraico: il KaDeWe, attualmente di proprietà della Central Retail, il gruppo thailandese leader del settore, venne fondato nel 1905 da Adolf Jandorf e aprì i battenti due anni dopo. Alla fine degli anni ’20 venne acquisito dal gruppo Tietz, fondato da Hermann Tietz di religione ebraica, che contribuì ad ampliarlo. Con l’avvento del nazismo però il grande magazzino venne espropriato e i lavoratori non “ariani” licenziati. Dopo il periodo di oscurità, le porte del KaDeWe furono riaperte e in piena Guerra Fredda divenne il simbolo dell’opulenza di Berlino Ovest, con gli ultimi prodotti di grido statunitensi in vetrina, in pieno contrasto con quella Est. Un negozio che ha seguito la storia della Germania tra luci ed ombre e che è ancora la terza meta di Berlino più visitata dai turisti.

r.s. twitter @rsilveramoked

(23 novembre 2015)