Israele – Tsahal: Hebron, alt al terrorismo

moshe yaalonCome agire su Hebron? È uno degli interrogativi che da tempo tiene occupati i vertici militari e dell’intelligence israeliana. La città della Cisgiordania è infatti uno dei focolai dell’attuale ondata di violenza, ribattezzata intifada dei coltelli, che ha visto negli ultimi mesi aumentare in modo esponenziale il numero di attacchi contro civili e soldati israeliani. Qui, nella zona di Hebron, nelle ultime ore un soldato israeliano è stato ferito da due attentatori palestinesi, poi uccisi dalle forze di sicurezza (nelle ultime 48 ore si sono verificate tre aggressioni simili: a Kfar Abboud, in Cisgiordania, ad essere ferito un ragazzo israeliano di 20 anni. L’aggressore è stato ucciso) e molti sono gli attacchi registrati nell’area, tra cui l’uccisione di rav Ya’akov Litman e il figlio diciottenne Netanel. Per arginare questa violenza, il ministro della Difesa Moshe Yaalon aveva proposto a fine novembre la costruzione di una barriera nei pressi della città della West Bank. Nell’area l’esercito ha raddoppiato il numero di soldati negli ultimi due mesi e i suoi vertici hanno preferito disporre operazioni mirate anti-terrorismo piuttosto che un’azione più ampia e al contempo difficile da gestire. Secondo gli analisti però potrebbe presto profilarsi questa eventualità, a maggior ragione in caso di un grave attentato.
“Se c’è una cosa che mi tiene sveglio la notte è se saremo in grado di intuire le evoluzioni in tempo”, ha dichiarato recentemente ai media un ufficiale di Tsahal, rispondendo alla domanda se l’esercito sia in grado di far fronte a un aumento delle violenze. In ogni caso, riporta Amos Harel di Haaretz, lo Stato maggiore rimane scettico sulla possibilità di un’operazione ampia su Hebron, nonostante le pressioni dei residenti degli insediamenti vicini e di una parte del mondo politico, anche in seno al governo. Il partito HaBayt HaYehudi di Naftali Bennet sostiene infatti la necessità di un intervento, cosa che ha creato non pochi dissidi con il capo della Difesa, il ministro Yaalon. Intervenendo a un incontro organizzato dall’Israel Democracy Institute, Yaalon ha affermato “come nel corso del conflitto a Gaza, sentiamo oggi degli slogan. Alcuni dicono, andiamo a scioperare. Sono affermazioni senza nessuna base, pensiero o giudizio alle spalle”. Una stoccata diretta proprio al collega di coalizione Bennet.
A sintetizzare, intanto, la politica sulla sicurezza adottata da Tsahal, ci ha pensato il colonnello Nimrod Aloni che, parlando alla radio dell’esercito, ha affermato che nei territori “stiamo giocando in difesa e praticamente sulla linea di porta. Da lì, cerchiamo di prevenire che vi siano attacchi”. Spetta alla politica, ha continuato Aloni, decidere se cambiare strategia.


d.r.

(4 dicembre 2015)