Gli equilibrismi del presidente turco – Erdogan: “Rapporti con Israele? Normalizzazione serve a tutti”

erdoganIn una delle sue uscite sulla situazione israeliana, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva definito l’ultima ondata di attacchi terroristici palestinesi come “una nobile lotta”. A settembre aveva chiesto all’Onu provvedimenti contro Gerusalemme, accusando il governo israeliano di aver “violato” la santità della moschea Al Aqsa e gettando benzina su una situazione già incandescente. Queste prese di posizione di Ankara sembravano il segnale dell’ennesimo naufragio dei tentativi di riallacciare i rapporti tra i due paesi. Dall’episodio della Mavi Marmara – la nave diretta verso Gaza, teatro nel 2010 dello scontro tra le forze di sicurezza israeliane e gli attivisti filopalestinesi a bordo. Nell’incidente morirono nove attivisti turchi – le relazioni tra Turchia e Israele sono infatti turbolente: Gerusalemme ha chiesto ufficialmente scusa ad Ankara, proponendo un risarcimento per i famigliari delle vittime. L’accordo sembrava fatto per poi essere congelato praticamente all’ultimo, sancendo una nuova distanza tra le due diplomazie.
Ora, in un Medio Oriente traballante, dove la Siria è in ginocchio, la minaccia dell’Isis è sempre più forte e l’influenza dell’Iran si sta estendendo, Erdogan sembra pronto a riaprire le porte al governo del Premier israeliano Benjamin Netanyahu. Nelle scorse ore infatti il presidente turco ha dichiarato che “un processo di normalizzazione dei rapporti con Israele sarebbe positivo per noi, per Israele, per i palestinesi e per l’intera regione”. E ancora, “la regione ne ha sicuramente bisogno. Dobbiamo considerare gli interessi delle persone che ci vivono e portare la pace”. Alla modesta apertura nei confronti di Gerusalemme è seguita la precisazione: “ho già chiarito che una volta fatta la compensazione (per i famigliari delle vittime della Mavi Marmara) e sia stato tolto l’embargo (su Gaza), il processo di normalizzazione potrà avere inizio”. Se la seconda la strada sembra per il momento impraticabile – per ora non ci sono notizie di una possibile sospensione del blocco navale sulla Striscia controllata dal movimento terroristico di Hamas -, la prima potrebbe tornare attuale: Israele nel marzo 2014 era pronta a costituire un fondo di 20milioni di dollari per risarcire le persone coinvolte nello scontro sulla Mavi Marmara e le rispettive famiglie.

Daniel Reichel

(14 dicembre 2015)