Alon e Shimon, l’ultimo saluto
Il dolore lancinante della perdita di un figlio, di un nipote. Il cuore in frantumi ripensando ai sogni e alle speranze strappate a due ragazzi che marciavano con il sorriso verso il futuro.
Sono migliaia le persone che ieri hanno partecipato ai funerali Alon Bakal, 26 anni e Shimon Ruimi, 30enne, uccisi lo scorso venerdì da un terrorista arabo-israeliano, ancora latitante, che ha aperto il fuoco davanti a un pub nel centro di Tel Aviv.
Bakal, manager del locale, è stato seppellito nella sua città di origine, Karmiel, di fronte agli occhi attoniti dei genitori David e Nitzah.
“Il mio principe – ha mormorato la madre Nitzah – ci lascia qui in pezzi”. “Ora sei più su – prosegue – insieme al tuo grande spirito. Ti ameremo per sempre e non saremo mai in grado di convivere con questo dolore”.
“Come si può scrivere un addio a un figlio che non ha nemmeno compiuto 27 anni? – lo ha salutato il padre David – Quando eri al primo anno di università il tuo professore ha detto che avresti avuto successo. Amavi le persone, amavi il tuo paese”.
Trasferitosi solo da qualche mese a Tel Aviv, Bakal aveva appena terminato gli studi in management e aveva dietro sé una carriera militare tra le fila della brigata Golani. “Amore mio, sarai con me ovunque – ha preso la parola la fidanzata Lior – Avevo paura per te durante l’Operazione Margine protettivo. Non volevo andassi con i riservisti, ero preoccupata. Chi avrebbe mai creduto che ti avrei perso solo qualche mese dopo in un pub nel centro di Tel Aviv?”.
A portare le proprie condoglianze alla famiglia di Alon, anche il leader di Yesh Atid Yair Lapid: “Nelle parole che ci ha lasciato, Alon ci aveva ricordato – ha detto Lapid – che il terrorismo cerca di obbligarci a vivere le nostre vite nell’odio e nella paura ma l’unica risposta era vivere una vita piena d’amore per Israele e per gli altri come faceva lui”.
Al funerale di Shimon Ruimi, nella città di Ofakim, sono arrivate 2000 persone. “Siamo tutti qui oggi e invece di festeggiare il tuo compleanno, ti stiamo seppellendo”, ha ricordato commossa sua zia Mor Peretz. “Sei diventato il figlio di tutti – ha proseguito – e la pioggia che sta continuando a cadere incessantemente in questi ultimi giorni dimostra come anche il cielo ti stia piangendo”. “Avevi superato la guerra di Gaza ma non sei sopravvissuto a una pallottola. La stessa pallottola che ha colpito il tuo cuore ha colpito quella di tutti gli altri”, ha concluso Peretz.
“Era colmo di amore e benedizione – ha aggiunto la madre Iris – riusciva sempre a dire parole affettuose”.
Shimon Ruimi, impiegato civile delle Forze di difesa israeliane, era andato in città per festeggiare il compleanno di un suo amico. Arrivato in anticipo ha deciso di mettersi fuori da pub per fumare. Una scelta che purtroppo è stata letale.
A mostrare la propria vicinanza anche il sindaco di Ofakim Itzik Danino: “Cara famiglia Ruimi, il cuore di Ofakim e di tutti i cittadini di Israele sta piangendo con voi per l’assassinio di Shimon, un nostro figlio”.
Il ministro della Scienza e Tecnologia Ofir Akunis, in rappresentanza del governo, ha infine dichiarato che “Ruimi è stato ucciso da un terrorista assetato di sangue semplicemente perché era ebreo. Mentre santifichiamo la vita, il suo obbiettivo è santificare la morte”.
Nella giornata di ieri si è svolto un altro funerale, quello di Amin Shaban, 42 anni, un tassista arabo-israeliano ucciso venerdì pomeriggio. Il mistero dietro la morte di Shaban è ancora da svelare, anche se si fa sempre più concreta l’ipotesi che la mano che l’ha ucciso sia la stessa della strage al pub di Tel Aviv.
Shaban, che lascia 11 figli, è stato ricordato durante la funzione, celebrata a Lod, da un suo amico: “È stato ucciso a sangue freddo, se sapeva che nella sua macchina. Se avesse saputo di avere un terrorista a bordo del suo taxi avrebbe fatto di tutto per fermarlo”.
“Non sappiamo ancora precisamente cosa sia successo – ha detto Ibrahim, uno dei suoi famigliari – ma Amin non aveva nemici. Tutti lo amavano e andava d’accordo con chiunque. Voleva solo provvedere alla sua famiglia”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(4 gennaio 2016)