Tel Aviv, una birra in compagnia
per sconfiggere la paura
In situazioni di crisi, quando una città viene ferita nel suo cuore più pulsante e mentre ancora si stringe nel ricordo di due vite giovanissime si domanda un po’ spaesata come comportarsi sapendo che l’autore di quella strage è ancora in circolazione, c’è un’unica soluzione: birra gratis. O almeno è quello che hanno pensato i gestori di una ventina di bar della via Dizengoff – la stessa del Simta, il locale di fronte al quale ha avuto luogo l’attentato terroristico del primo dell’anno – che hanno preso l’iniziativa di offrire una birra per ogni bevanda acquistata con l’intramontabile ma sempre apprezzata formula 1+1. Una misura straordinaria, perché questa volta la Tel Aviv che di solito dorme meno di New York sembra fare ancora un po’ di fatica a risvegliarsi. Nashat Milhem, l’arabo israeliano identificato come l’autore dell’attentato, dopo quattro giorni è ancora latitante e ricercato dalle forze dell’ordine, mentre la tensione è ancora alta anche per un nuovo accoltellamento verificatosi questa mattina al valico di Gush Etzion in Cisgiordania, in cui un terrorista ha colpito un soldato, rimasto lievemente ferito.
“Penso che se domani mattina le persone si sveglieranno vedendo sui loro giornali preferiti foto di gente che beve un drink in una città che non si ferma e torna alla sua vita normale, sarà molto rassicurante e incoraggiante” ha detto Mira Marcus, portavoce del Comune di Tel Aviv, che ha supportato l’iniziativa considerando la vita notturna della città come un indicatore della serenità dei suoi abitanti e dunque il suo riaccendersi come un importante passo nel fronteggiare eventi traumatici. “Dopo che stai fermo e guardi la televisione che trasmette immagini di terrorismo e di morte, arriva un momento in cui qualcuno ti chiama e ti dice ‘Hey, andiamo a berci una birra’. Non male!”, ha quindi aggiunto.
L’ideatore dell’1+1 solidale è Idan Malul, proprietario del Beer Garden, uno dei locali più conosciuti della Dizengoff. “È divertente – ha affermato – ma allo stesso tempo credo che stiamo davvero lottando per il nostro modo di vita e per non lasciar vincere i terroristi”.
“Quando mi hanno chiamato ho subito concordato sul fatto che fosse un’idea carina e ho aderito, ma non penso sia necessario dire alle persone che devono per forza tornare a riempire le strade”, ha detto inoltre Omri Rosengart, co-proprietario del bar Concierge.
Sono d’accordo con lui Stacey e Ariella, due turiste americane intervistate dalla stampa israeliana. “Saremmo uscite a bere qualcosa in ogni caso. Usufruiremo comunque dell’offerta“, hanno detto entusiaste, esprimendo però anche il dubbio che lo sconto possa essere un fattore decisivo per le persone ancora in allarme. “Se fossi spaventata, non uscirei solo perché mi offrono una birra”, ha constatato Ariella.
Diverso il parere di Cosima, un’italiana che oggi vive a Tel Aviv. “Ero in dubbio – ha raccontato – ma l’iniziativa mi ha fatto ripensare all’idea di uscire, e alla fine ho invitato tutti i miei amici”. Una di loro, Anna, ha quindi osservato: “I terroristi vogliono che le persone siano spaventate e dunque l’arma che i cittadini hanno contro di loro è continuare la loro vita quotidiana”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(5 gennaio 2016)