“Samuel, un simbolo per tutti”
“Samuel, sono venuto qui oggi per dirti che tu, tu sei un eroe. E che eroe, Samuel. Sei il simbolo dell’eroismo. Il simbolo di una intera generazione di sopravvissuti alla Shoah. Eroi. Persone forti e coraggiose. Invincibili. Ottimisti che sono sopravvissuti alla distruzione e sono rinati. Che hanno sperimentato l’orrore e hanno scelto la vita”.
Non nasconde la commozione il presidente dello Stato d’Israele Reuven Rivlin mentre rievoca la straordinaria vita di Samuel Willenberg – ultimo tra i sopravvissuti della rivolta avvenuta nel campo di sterminio di Treblinka – scomparso lo scorso venerdì a 93 anni.
“La storia di Samuel Willenberg – ha proseguito Rivlin, durante il funerale celebrato ieri nel Moshav Udim, vicino Netanya – è l’eterna storia del popolo ebraico. Una storia di speranza e fede, di distruzione e rinascita, di forza e orgoglio. Samuel si era trasferito in Israele, aveva costruito una famiglia e lavorato. Creava arte. Il suo libro La rivolta di Treblinka era stato tradotto in otto lingue e avevano fatto dei film ispirati a lui. Ha dedicato tutta la sua vita per preservare la memoria della Shoah”.
Nato in Polonia nel 1923, Willenberg era figlio di un insegnante di ebraismo che faceva anche il pittore e decoratore di sinagoghe. Venne deportato a Treblinka dopo il rastrellamento del ghetto di Opatow e riuscì a salvarsi miracolosamente dalle camere a gas perché disse di lavorare come costruttore. Il 2 agosto 1943 fu tra le 200 persone che animarono la rivolta nel campo, riuscendo a fuggire nei boschi. Tornato a Varsavia si unì alla resistenza polacca e nel 1950 si trasferì in Israele con la madre e la moglie Ada. Divenuto uno scultore affermato, Willenberg non ha mai dimenticato gli orrori di Treblinka e mantenuto viva la Memoria attraverso l’arte e la sua testimonianza. Dal 1993 ha accompagnato migliaia di persone in Polonia condividendo la sua esperienza mentre le sue statue hanno fatto il giro del mondo. Una di esse è nel giardino della villa presidenziale israeliana.
“Ogni volta che passo di fronte a quella statua – ha rievocato Rivlin – ricordo quando Samuel mi disse: ‘Non vivrò per sempre ma le mie sculture parleranno per me. Adesso davvero parleranno al posto suo”.
“Ogni mese – ha concluso il presidente – muoiono centinaia di sopravvissuti della Shoah e il numero di testimoni sta scendendo vertiginosamente. Il tempo passa e dobbiamo fare tutto il possibile per aiutare i sopravvissuti a vivere il resto della loro vita con dignità. Questo è il nostro dovere, un imperativo morale per le vittime e per chi si è salvato. Dobbiamo esaudire il volere di Samuel, dobbiamo ricordare e mai dimenticare. Che il suo ricordo sia di benedizione”.
r.s.
(23 febbraio 2016)