no place for hate – Educare contro l’odio

no place for hateFa un po’ impressione apprendere che, nel recente passato, Donald Trump ha finanziato l’Anti-Defamation League. E cioè la lega ebraica americana, nata su iniziativa del Benè Berith, che si propone di assicurare “giustizia e un trattamento equo a tutti i cittadini” e mettere fine una volta per tutte “alla discriminazione e alla ridicolizzazione ingiusta e iniqua di qualsiasi minoranza o gruppo di cittadini”. Non proprio la sensibilità che traspare dai comizi del candidato repubblicano e dalla folla che lo circonda in quelle circostanze.
Che fare quindi di quei soldi? Come utilizzarli in modo coerente con i propri principi? L’attuale direttore nazionale dell’Adl, Jonathan Greenblatt, ha individuato la soluzione. Il miglior contrappasso. Andranno infatti a finanziare progetti di educazione contro l’odio, rivolti in prima istanza agli studenti di dieci scuole americane inserite nel circuito del No Place for Hate educational program.
“Negli ultimi dieci anni o giù di lì, Trump ha contribuito per un totale di 56mila dollari. In passato lo abbiamo anche elogiato per essersi esposto contro alcune pratiche discriminatorie storicamente radicate nel sud della Florida ed è stato anche ospite di una cena di raccolta fondi dell’Adl. Non ho dubbi che Trump, nel corso degli anni, abbia sostenuto altre organizzazioni ebraiche” scrive Greenblatt in un intervento pubblicato dal Time. Un sostegno che viene definito “sincero” ma che rende oggi necessario un ripensamento “del nostro approccio nei suoi confronti”.
Trump mostra i muscoli e sfoggia un’aggressività intollerabile? Con “No Place for Hate” ci si propone di andare esattamente nella direzione opposta. E cioè, di individuare e implementare soluzioni di medio lungo-termine che favoriscano un clima di integrazione e reciproca comprensione tra studenti, combattano in modo incisivo il razzismo e le diverse intolleranze, mettano ai margini la pratica del bullismo.
Pubblicato alla vigilia dell’avvio dei lavori dell’Aipac, l’organizzazione pro-Israele che ha ospitato tra gli altri anche Trump, l’intervento di Greenblatt ha riscosso interesse e condivisione in molti ambienti ebraici.
“La nostra storia, la nostra fede e i nostri valori – scrive l’autore – ci insegnano che non possiamo restare indifferenti davanti all’intolleranza. Ecco perché l’Anti-Defamation League, nata oltre un secolo fa in un momento di grave minaccia per il mondo ebraico, si è sempre impegnata per garantire giustizia all’intera collettività. Ecco perché i miei predecessori hanno marciato con Martin Luther King a Selma, battendosi contro ogni crimine di odio. O perché i nostri avvocati difendono i diritti di musulmani, sikh e altre minoranze”.
Ed ecco perché Greenblatt sceglie di rivolgersi a tutte le organizzazioni ebraiche che possano aver beneficiato del sostegno finanziario di Trump affinché “indirizzino tali erogazioni verso iniziative analoghe”. L’obiettivo? Costruire una comunità americana più forte “che ripudi il razzismo e l’intolleranza”. 

Adam Smulevich

(25 marzo 2016)