Kids Creating Peace – Dimenticare gli stereotipi

kids creating peaceRompere gli stereotipi e sviluppare un dialogo per promuovere la coesistenza. Questo lo scopo della nuova campagna lanciata sui social media dall’organizzazione Kids Creating Peace, nata in collaborazione con il governo britannico per far incontrare i giovani israeliani e palestinesi. La campagna è stata ideata dai ragazzi tra i 14 e i 18 anni che per un anno hanno preso parte a un programma di leadership. “I giovani che vi partecipano – ha spiegato al Jerusalem Post la direttrice di Kids Creating Peace, Shani Peretz-Kariv – si incontrano per lavorare e imparare insieme, e attraverso questo processo vengono a sapere cose gli uni degli altri completamente diverse rispetto a quelle riportate dai media, scoprendo cosa hanno in comune come esseri umani”.
La campagna esorta israeliani e palestinesi a usare un giudizio critico nei confronti delle notizie che ricevono da giornali, radio e televisioni, poiché vi è il rischio che esse rappresentino in modo equivoco l’altra parte o addirittura incitino all’odio. Per contrastare questo fenomeno si promuove invece un dialogo diretto attraverso incontri faccia a faccia, ma anche attraverso l’uso dei social network. Lo stimolo è venuto dai ragazzi stessi, i quali “hanno individuato che ciò che avveniva nella copertura delle notizie ma anche nella diffusione attraverso le piattaforme digitali era una polarizzazione che alimentava percezioni false e negative da entrambe le parti”, racconta Peretz-Kariv. “Il messaggio che questi giovani vogliono mandare è che se israeliani e palestinesi si incontreranno per dialogare direttamente con un esponente dell’altro gruppo, potranno abbattere le mura dell’odio e trasformarle in un ponte di speranza”, continua la direttrice. E la prova la portano i ragazzi stessi: “Prima di partecipare al programma di Kids Creating Peace, ero sicuro che non ci fosse alcuno modo di relazionarsi con gli arabi perché ci odiano”, ha raccontato il diciassettenne Yarden Ozana, che abita a Dimona. “Dopo tre anni nel programma, durante i quali ho riso e pianto con i miei amici palestinesi, posso dire di aver avuto la possibilità di incontrare persone straordinarie e che sono esattamente come me – la sua conclusione – con i loro sogni e la volontà di vivere in pace e senza paura. Chi l’avrebbe mai detto?”.

Francesca Matalon

(1° aprile 2016)