Israele – Via Moshe Yaalon, per lui gli Esteri
Bibi sceglie di nuovo Lieberman,
sarà il suo ministro della Difesa

lieberman-netanyahuSi parlava di un’apertura a sinistra del Premier Benjamin Netanyahu, di una trattativa con il leader laburista Itzhak Herzog, e invece ad entrare dalla porta principale nel governo di Gerusalemme sarà Avigdor Lieberman, ovvero la destra oltre la destra. Stupendo molti, Netanyahu ha infatti offerto a Lieberman, leader del partito ultranazionalista Israel Beitenu, il ministero della Difesa. Un doppio schiaffo del Premier, commentano i quotidiani locali, a Herzog da una parte e all’attuale capo della Difesa, Moshe Yaalon, dall’altra. “Non sono sorpreso e non sono preoccupato”, avrebbe detto Yaalon riguardo alla prospettiva di lasciare il suo attuale incarico. Secondo i media israeliani, il suo futuro sarà al ministero degli Esteri, attualmente ricoperto ad interim dal Primo ministro Netanyahu. “Yaalon non è ferito o offeso – ha dichiarato una persona a lui vicina a Yedioth Ahronoth – Sapevamo di questa mossa che stava prendendo forma dietro le quinte”. “Bibi – continua la fonte del quotidiano – voleva ampliare il suo governo ad ogni costo e le tensioni con Yaalon hanno giocato un ruolo”. Con l’entrata nella coalizione, infatti, il risicato seggio su cui poggiava sino ad oggi la maggioranza alla Knesset (il parlamento israeliano), passerebbe a più sette grazie ai cinque seggi di Israel Beitenu.
Sorprendente questo nuovo ingresso vista la fragorosa rottura tra Lieberman e Netanyahu prima dell’ultima tornata elettorale, con il primo fortemente critico nei confronti del Premier. Una frattura costata cara in termini di consensi al leader di Israel Beitenu che alle elezioni di un anno fa aveva quasi rischiato di non entrare alla Knesset e che aveva visto i suoi seggi ridursi dai 15 del 2009 ai citati cinque nel 2015.
Per spiegare questo ritorno, Gil Hoffman del Jerusalem Post cita la celebre frase di Orson Welles, “Nessuno ottiene giustizia: la gente ottiene solo fortuna o sfortuna”. E a Lieberman, il cui bacino elettorale attinge soprattutto tra le migliaia di immigrati dell’ex Unione Sovietica (lui è nato nell’attuale Moldavia), la fortuna è tornata a sorridere, sottolinea Hoffman. Ma la sostituzione alla guida della difesa, secondo l’editorialista del Post così come per altri analisti, è la dimostrazione che chi mette in discussione la leadership di Netanyahu viene affossato. Yaalon infatti si è scontrato recentemente con Netanyahu sia sulla questione del processo al soldato israeliano che ha ucciso a Hebron un terrorista palestinese disarmato (il caso è nelle mani del Tribunale militare di Tsahal) sia sulle parole del vice capo di Stato maggiore Yair Golan, che aveva fatto un paragone tra il clima che si respirava prima dell’avvento del nazismo in Germania con l’attuale atmosfera in Israele. Nel primo caso Yaalon aveva detto che il soldato dovrebbe essere punito per come ha agito mentre Netanyahu non era stato così netto: ipocrita e ingiustificato il giudizio invece di Lieberman sul processo, con un attacco diretto al capo di Stato maggior Gadi Eisenkot. Sulla seconda questione, Yaalon aveva difeso la critica mossa da Golan definita invece da Netanyahu “oltraggiosa e infondata”. Haaretz, quotidiano progressista, si spinge a definire la nomina di Lieberman come una punizione voluta dal Netanyahu contro i generali israeliani, colpevoli di aver espresso posizioni critiche nei suoi confronti o meglio di averne contrastato alcune decisioni nell’ambito della Difesa. Ora con il leader di Israel Beitenu, che sin dall’operazione Zuk Eitan aveva preso aspramente posizione contro Yaalon e i vertici militari di Tsahal, la situazione potrebbe avere un punto di svolta. Gli equilibri sono drasticamente cambiati all’interno della coalizione ma, cambiamenti, potrebbero esserci anche sul fronte dei rapporti governo-esercito.

Daniel Reichel