Oltremare – Cervelli

danielafubini2La regola che si impara una cosa nuova ogni giorno (pena la perdita di preziosi neuroni che altrimenti non saprebbero che fare, con le mani in mano) immagino valga a ogni latitudine. In Israele ho sempre avuto l’impressione che questa regola valga al quadrato, a qualunque età si arrivi.
Ieri per esempio, ho imparato una parola nuova che è tutto un mondo: Hackathon. E no, non è ebraico moderno. È qualcosa che sta fra l’inglese e una parola greca anglizzata, “hacker” e “marathon”, ed è una occupazione assolutamente pacifica e non contro la legge, nonostante la prima metà del nome.
Ricetta: si mettono una ottantina di cevelli giovani o medio-giovani in uno spazio chiuso con wi-fi, acqua, molte bibite gassate, cibo (scadente e ipercalorico), si permette loro di dividersi autonomamente in gruppi di cinque o sei cervelli individuali, ma con computer ovvero cervello supplementare al seguito. Si immettono in questo sistema chiuso cervelli più vecchi ma altrettanto attivi. chiamati esperti. Si lascia che i gruppi di cervelli giovani producano idee e fantasie in formato digitale, con l’ausilio o il disturbo dei cervelli vecchi che vagano, probabilmente cercando di capire la lingua misteriosa parlata dai giovani.
Dopo due giorni e mezzo senza sonno, si prendono i cervelli giovani raggruppati, li si interroga sulle genialità inarrivabili che hanno prodotto. Nella maggioranza dei casi, cose del tutto inutili all’umanità e scarsamente utili al loro curriculum. Alle volte, sprazzi di genio vero e puro di insinuano fra l’insonnia e i resti di pizza, e allora ci si rende conto di perché tutta questa fatica, calorie e bollicine.
Mi pare lapalissiano perché gli hackathon sono popolarissimi in Israele. Uno stato-isola, in mezzo a un mare di nemici di varia gradazione, che basa la propria esistenza su invenzioni e idee prodotte sotto uno stress enorme e cibi fortemente calorici. Ah, dimenticavo il chamsin, ma quello negli Hackathon non c’e’: l’aria condizionata è la differenza più rilevante fra loro e la realtà.

Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini

(30 maggio 2016)