Israele – A scuola di ebraismo sefardita
La questione degli ebrei spagnoli e portoghesi che più di 500 anni fa furono costretti dall’Inquisizione a convertirsi al cattolicesimo è tornata alla ribalta negli ultimi tempi quando gli stessi paesi che li cacciarono, hanno accolto i loro discendenti a braccia aperte con una legge del ritorno, che da qualche mese permette loro di riacquisire la cittadinanza persa nel corso dei secoli. E mentre negli uffici delle Comunità di Madrid e Lisbona si moltiplicano le richieste, anche in Israele si torna a parlare della questione proprio in questi giorni, in cui sono state presentate le prime misure elaborate dalla commissione Biton, guidata dal poeta di origine algerina Erez Biton e istituita dal ministro dell’Istruzione Naftali Bennet per sopperire, attraverso politiche scolastiche mirate, alla scarsa conoscenza sia del fenomeno dei cosiddetti conversos (o bnai anusim in ebraico) sia più genericamente della cultura degli ebrei sefarditi ma anche orientali in Israele – quelli che vengono chiamati ‘mizrachi’ e negli anni sono spesso rimasti ai margini della società del paese. Misure che rispondono a un’esigenza più grande di quanto si pensi, sottolinea Ashely Perry (nell’immagine), presidente dell’organizzazione Reconectar, che si occupa per l’appunto di riconnettere i discendenti dei conversos all’ebraismo. Nel corso di quasi un secolo, Reconectar ha infatti calcolato che sono tra i 10 e i 20 mila gli individui convinti di avere origini ebraiche e desiderosi di andare a fondo.
Secondo Perry, che è anche direttore di un comitato all’interno della Knesset per la riconnessione con i discendenti delle Comunità ebraiche spagnola e portoghese, il motivo di una simile espansione del fenomeno in tempi recenti è legata proprio alla marginalità che l’ebraismo sefardita ha sempre avuto all’interno della società israeliana, a fianco di una prominenza di quello ashkenazita, proveniente cioè dal’Est Europa. “Purtroppo per troppo tempo la storia, la cultura e la tradizione ebraiche sono sempre state univocamente definite attraverso certi schemi – ha spiegato al Jerusalem Post – e dunque accogliamo con favore l’allargamento di tali schemi”. Ed è questo lo spirito con cui Bennet ha dato vita alla commissione Biton: “Non possiamo crescere una generazione che conosce solo metà della sua tradizione e non possiamo educare i giovani ad ‘amare il loro prossimo come loro stessi’ – le sue parole – se essi in primo luogo nemmeno conoscono il loro ‘prossimo’, che costituisce almeno metà della loro classe”. I primi risultati dei lavori della commissione sono dunque misure che raccomandano l’inserzione nel programma scolastico di lezioni curricolari sulla storia degli ebrei sefarditi, provenienti anche da paesi arabi come Egitto, Iraq, Iran, Tunisia, Marocco e Libia oltre che proprio dalla Spagna. Inoltre, tra le altre cose, è stato anche auspicato di organizzare annualmente viaggi d’istruzione in paesi balcanici, Spagna e Marocco, in un ideale tour culturale per scoprire l’ebraismo di quelle zone.
“Ogni giorno ricevo decine o centinaia di email da persone in giro per il mondo che sanno o hanno scoperto di avere un’origine ebraica e desiderano cercare soluzioni per riavvicinarsi al popolo ebraico”, ha raccontato Perry. Il quale ha quindi osservato che questa rinascita è legata anche al progresso tecnologico, per esempio ai test genealogici e sul dna, ma anche alla semplice possibilità di effettuare ricerche su Google. “Ci sono decine di migliaia di persone che cercano o bussano alla porta del mondo ebraico – le sue parole – e la gran parte degli ebrei non sanno nulla di questo fenomeno”. Un vero e proprio boom, che costituisce dunque – ha concluso – “un progetto generazionale, una sfida e un’opportunità per l’ebraismo del XXI secolo”.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(11 luglio 2016)