Gratitudine delle vittime siriane
Tsahal cura tutti i feriti

pazienti siriani Mentre a Rio la delegazione olimpica libanese impedisce con la forza a quella israeliana di salire sullo stesso autobus, in Israele i medici sono impegnati in queste ore a salvare la vita a diversi civili siriani, trasportati d’urgenza oltreconfine dopo essere rimasti vittima di scontri a fuoco nella città di Qunietra. L’operazione d’evacuazione, di cui si è data notizia in queste ore, è stata portata avanti la scorsa settimana: otto siriani, tra cui due bambini, sono stati trasferiti dal centro medico di Qunietra (che si trova a pochi chilometri da Israele) in un ospedale israeliano in Galilea. I feriti trasportati, ha raccontato Micky Almakis della squadra medica di Tsahal, sono arrivati in gravissime condizioni. Il centro medico da cui provenivano era stato investito da colpi di artiglieria pesante, presumibilmente – spiegano i media israeliani – sparati dalle truppe di Assad. “Abbiamo dovuto chiamare a rinforzo il team medico del Corpo corazzato che era nel Golan in quel momento per un esercitazione – spiega Almakis – Avevamo bisogno di integrare le forze mediche della brigata che è normalmente responsabile per la zona”. “Sette squadre di medici, tra cui personale medico di alto livello sono state chiamati sul luogo. – il racconto del medico di Tsahal delle prime ore dell’operazione – I due bambini avevano ustioni su tutto il corpo e rischiavano di perdere la vita. Gemevano per il dolore. Ora, sono guarendo e sono sotto le cure del miglior personale medico a disposizione. La nonna dei due bimbi è a loro fianco, e ci ha ringraziato per ciò che abbiamo fatto”. “I siriani feriti – ha aggiunto Almkis – erano sorpresi per la cura e la compassione che abbiamo dimostrato loro quando hanno attraversato il confine”.
Finora sono stati oltre 2500 i siriani curati in Israele dall’inizio del conflitto civile che sta martoriando il paese guidato dal dittatore Bashar al-Assad. Negli ultimi due anni, ad esempio, all’ospedale di Nahariya sono stati trattati oltre 500 pazienti, molti dei quali minori. “La maggior parte arriva qui in stato di incoscienza – spiegava Masad Barhoum, direttore generale del centro medico, che dista una decina di chilometri dal confine con il Libano – Si svegliano dopo qualche giorno e sentono una lingua diversa, vedono persone estranee. Quando riescono a parlare, chiedono ‘dove sono?’. Sicuramente per loro è una shock scoprire di trovarsi in Israele”. Da quando si è diffusa la notizia dello sconfinamento in Israele di alcuni feriti, Assad li ha pubblicamente accusati di collaborare con Gerusalemme (i due paesi sono ufficialmente nemici) e di esserne delle spie. Per questo, per proteggerne la sicurezza, non vengono pubblicati i loro nomi e resa nota la loro identità. “Quando ci sarà la pace, appenderà una bandiera israeliana al tetto della mia casa”, ha dichiarato il nonno di uno dei piccoli pazienti. Nei pressi del confine siriano, Israele ha realizzato alcuni ospedali da campo per dare il primo soccorso a chi ne ha bisogno. Ci sono anche associazioni impegnate a fornire cibo e vestiario che vengono consegnati ai pazienti prima che tornino in patria”.
Secondo recenti studi, i paramedici del Golan impegnati ad aiutare i siriani hanno subito contraccolpi psicologici dopo aver visto e trattato i feriti della guerra che si sta consumando oltreconfine. “Abbiamo uno psicologo di Tsahal sempre a portata di mano, e come personale medico, esprimiamo tutto quello che passa per le nostre menti. – ha raccontato un paramedico al sito d’informazione ynet – Inoltre condividiamo i nostri sentimenti l’un con l’altro. Il sistema è di grande supporto”.

Daniel Reichel

(7 agosto 2016)