Israele – L’ex capo del Mossad:
“Il Paese è in pericolo se ci dividiamo”

Tamir-PardoParlando a una cerimonia organizzata per commemorare i soldati drusi caduti per difendere Israele, l’ex capo del Mossad Tamir Pardo (nell’immagine d’archivio al fianco del capo dello Shin Bet Yoram Cohen) ha lanciato un chiaro monito ai vertici politici e a tutto il Paese. “Alla fine della giornata, ci sono molte cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono, ma ci sono coloro che dall’interno della società israeliana preferiscono enfatizzare le divisioni. Non posso puntare il dito contro un gruppo o un leader singolo; questo fenomeno esiste in tutti i settori del nostro Paese”, ha dichiarato l’ex numero uno dei servizi segreti israeliani, aggiungendo che “se una società divisa sorpassa una certa linea, si può arrivare, nel più estremo dei casi, alla guerra civile”. Parole forti, quelle di Pardo, per porre l’attenzione su un trend secondo lui molto preoccupante ma che non riguarda solo Israele. “Viviamo in un mondo con un serio problema di sfiducia dei cittadini nei confronti dei propri governi. Prendete per esempio il referendum in Gran Bretagna (la famosa Brexit) di diversi mesi fa. Dopo tutto, se si guarda in quanti dei cittadini avevano realmente capito cosa significasse lasciare l’Unione europea, non raggiungereste nemmeno l’uno per cento. Lo stesso vale per le elezioni primarie negli Stati Uniti. Dobbiamo stare attenti – l’avvertimento di Pardo – a non finire in una situazione simile”.
A margine della cerimonia, a Pardo è stato chiesto cosa pensasse dell’associazione fatta da una parte della politica israeliana (tra gli ultimi, dal ministro della Difesa Avigdor Lieberman) dell’accordo nucleare iraniano siglato dagli Stati Uniti e da altre potenze occidentali con il patto di Monaco del 1938. “È come comparare le zucchine alle pere”, la battuta di Pardo. “Ciò che è successo alla fine degli anni Trenta è diverso da ciò che succede oggi. La storia non si sta ripetendo in un modo che possa giustificare questa analogia”, ha concluso.
Rispetto al futuro d’Israele, l’ex capo del Mossad ha detto di essere ottimista “per il bene dei nostri figli e dei nostri nipoti” ma si è detto preoccupato dell’incapacità del paese di creare pari opportunità per tutti i residenti e i cittadini.

d.r.

(30 agosto 2016)