Il nuovo ambasciatore in Turchia Israele si riconcilia con Ankara ma i timori per le derive restano
Una nuova fase nelle relazioni tra Israele e Turchia è iniziata. Ad affermarlo, il nuovo ambasciatore d’Israele ad Ankara Eitan Na’eh, che ha presentato ieri le sue credenziali al presidente turco Recep Erdogan. Un momento che ha segnato la definitiva riconciliazione tra i due paesi dopo sei anni di gelo diplomatico dovuti all’incidente della Mavi Marmara del 2010. Erdogan, che in questi anni non ha mancato di criticare ferocemente Israele, ha invece stretto la mano al nuovo ambasciatore Na’eh (nell’immagine), che torna ad Ankara per la seconda volta dopo l’esperienza diplomatica dei primi anni Novanta. La prossima settimana arriverà invece in Israele Kemal Okem, consigliere per la politica estera del Primo ministro Binali Yildirim, e presto nuovo ambasciatore turco per lo Stato ebraico.
Secondo Na’eh, che si è detto contento della nomina, per i due paesi inizia ora una nuova pagina di storia con diversi fronti di collaborazione aperti. Tra questi, quello energetico: come hanno raccontato anche i quotidiani italiani, si parla infatti di un progetto di utilizzare i gasdotti turchi per portare in Europa il gas israeliano del giacimento Leviathan. Ancora nulla di concreto ma gli esperti stanno studiando la fattibilità dell’iniziativa. Altro fronte di collaborazione, la sicurezza, con il comune impegno a combattere il terrorismo islamista dell’Isis. Su questo punto però invita alla cautela il capo dell’Intelligence militare Herzl Halevi che guarda con pessimismo alla situazione in Turchia. In un recente incontro pubblico all’università di Tel Aviv, Halevi ha affermato che “in altri cinque o dieci anni l’eredità di Ataturk non sarà più influente”, parlando del pericolo di radicalizzazione religiosa che da tempo sta vivendo la Turchia di Erdogan. E le politiche repressive di quest’ultimo non sono certo una spia positiva. Per questo Halevi ha sottolineato la necessità di procedere con cautela nei confronti di Ankara. Cautela che Erdogan non ha avuto a parti inverse: solo pochi giorni fa, in occasione della prima conferenza annuale dei “Parlamentari per Al-Quds” a Istanbul, il presidente turco ha dichiarato che “politiche di oppressione, deportazione e discriminazione sono state messe in atto e continuano contro i nostri fratelli palestinesi dal 1948 a oggi”. “È responsabilità di tutti i musulmani sostenere la causa palestinese – ha proseguito – e proteggere Gerusalemme”.
D’altra parte Erdogan è stato uno dei primi a fornire a Israele aiuto per spegnere gli incendi divampati nel paese nelle scorse settimane. “La ringrazio dal profondo del cuore per aver inviato aiuti per combattere le fiamme”, le parole del Presidente israeliano Reuven Rivlin in una conversazione telefonica avuta con il presidente turco. Un gesto concreto di solidarietà a fronte di tante parole ostili. E Gerusalemme auspica che questo sia il punto di partenza della nuova fase dei rapporti.
d.r. @dreichelmoked