Le strade da seguire per uscire dal traffico

A conferma della sua fama di paese dalle mille contraddizioni, nei mesi scorsi la stampa internazionale ha assegnato a Israele due primati in campo automobilistico, uno positivo e uno negativo. Cominciamo da quello positivo. Israele è tra i “primi della classe” nello sviluppo delle tecnologie utilizzate per progettare e costruire le automobili “che si guidano da sole”. Come è noto, le principali case automobilistiche stanno effettuando grossi investimenti per metter in commercio, tra pochi anni, autovetture che al pari dei droni (aerei senza pilota) possono viaggiare senza conducente, grazie a sofisticate tecnologie che consentono di raggiungere la destinazione nella corsia giusta, rispettando i semafori ed evitando collisioni. La casa automobilistica più avanti nel settore è l’americana Tesla ma ci sono numerosi inseguitori. Società israeliane del settore high tech sono in prima linea nel fornire software e hardware per queste automobili del futuro: Israele primeggia infatti in quei tre settori che costituiscono gli ingredienti essenziali per questa rivoluzione automobilistica, ossia l’intelligenza artificiale, la “cyber-sicurezza” e
“l’apprendimento automatico” (“machine learning”, ossia la capacità di apprendere dall’esperienza, senza essere stati esplicitamente programmati). Non è un caso che Israele è uno dei leader mondiali nel campo dei droni. È opinione condivisa che le automobili “senza conducente” rivoluzioneranno il settore e creeranno nuove opportunità in numerosi campi. Passando alle dolenti note, Israele è stato di recente classificato dall’OCSE, ossia il forum dei paesi industrializzati (di cui Israele fa parte da una decina d’anni), come il paese dalla rete stradale più congestionata. Il grado di congestionamento, che è misurato rapportando il numero di autovetture ai chilometri di strade statali e autostrade, è il più elevato per una serie di motivi, alcuni più recenti, altri più strutturali. Fra i fattori strutturali vi è il ritardo drammatico con cui Israele ha deciso di dotarsi di una rete ferroviaria: a oggi Israele dispone di poche decine di chilometri di rete e di fatto solo la tratta Haifa-Tel Aviv è ben collegata. È in grave ritardo invece la realizzazione di un collegamento veloce tra Tel Aviv e Gerusalemme, di cui ci sarebbe grande bisogno dato che si tratta delle due maggiori città del Paese, una la capitale economica e l’altra la capitale politica. Fra i motivi del ritardo vi è da un lato la miopia dei leader politici israeliani (investire in reti ferroviarie presenta costi economici elevati e “ritorni” in termini di consenso elettorale molto bassi), dall’altro un efficace azione di lobby delle società di trasporto interurbano su gomma. Le conseguenze del congestionamento stradale sono gravi: tempi e costi di percorrenza elevatissimi per i pendolari, scarsa mobilità della manodopera, costi economici e sociali elevatissimi. Fra i motivi più recenti del congestionamento vi è invece l’introduzione di una “tassa ecologica” sulle automobili, ossia la rimodulazione delle elevate tasse d’acquisto a seconda delle emissioni inquinanti. Da un lato la “green tax” ha permesso di rinnovare il parco auto in pochi anni e ridurre drasticamente le emissioni, dall’altro ha determinato un calo dei prezzi delle vetture “verdi” che ha portato a un boom delle immatricolazioni.
Aviram Levy, economista, Pagine Ebraiche Dicembre 2016
(11 dicebre 2016)