Yokneam, dove nascono le start-up

schermata-2016-12-25-alle-16-20-28Yokneam è una piccola cittadina sulle colline della Galilea, alle spalle del Monte Carmelo: con Itzhak Rabin primo ministro, negli anni’90, insieme ad altre località in Israele, venne considerata zona prioritaria per lo sviluppo tecnologico. Sgravi fiscali e incentivi hanno accelerato in due decenni lo sviluppo della città. “Mi raccontava una persona del posto che venti anni fa qui c’era solo un lampione e una fermata dell’autobus” ci dice Astorre Modena: fisico, nato a Milano, in Israele da molti anni, è manager di Terralab, incubatore tecnologico che ha sede proprio a Yokneam.
Il paese è diviso in due dalla statale 70: da una parte il villaggio residenziale, palazzine bianche in mezzo al verde, con parabole e pannelli solari sui tetti. Dall’altra la zona industriale, con moderni palazzi in vetro e cemento. Ospitano le sedi di oltre cento società che operano nel campo dell’hi tech, dell’informatica, delle tecnologie applicate all’agricoltura e alla medicina. Tra queste c’è l’ufficio di Terralab: spazi ampi, moderni e luminosi dove un piccolo gruppo di segretarie e amministrativi supportano il lavoro di alcune start up. Ma cos’è una start up?
“È una società nuova – spiega Astorre Modena – composta di solito da un gruppo di imprenditori che iniziano con una nuova idea, un nuovo prodotto. In Israele le start up hanno in genere una connotazione molto tecnologica, hanno sempre una portata innovativa, con brevetti che permettono di avere successo sul mercato. Comincia con due o tre persone, cerca fondi, poi si sviluppa, cresce. Definire dove finisce la start up e dove comincia una società vera e propria dipende dai diversi punti di vista”. L’incubatore Terralab è gestito dal fondo Terraventure, del quale Modena è manager, e attualmente vi operano una decina di start up. Fa parte di quindici incubatori tecnologici sovvenzionati direttamente dallo Stato.
“Noi abbiamo la possibilità di investire in società start up con un rischio bassissimo grazie al contributo dello stato che, su 100.000 dollari investiti da privati, impegna 600.000 dollari, quasi a fondo perduto; dobbiamo restituirli negli anni successivi, ma a condizioni molto ragionevoli”.
Le start up rimangono a Yokneam un anno e mezzo o due e sviluppano le loro idee e il loro prodotto: il team le sostiene in questa prima fase. Qui i ricercatori, soprattutto giovani, hanno la possibilità di scambiare idee, opinioni ed esperienze, trovano partners, investitori e fornitori. Poi prendono uffici da altre parti, continuano a crescere, e diventano autonomi. Terralab si è focalizzato su alcuni settori specifici come le energie rinnovabili, l’efficienza energetica, le tecnologie legate all’acqua e all’ambiente, software applicati ai processi produttivi, all’agricoltura, ma anche all’industria tradizionale. Importante la ricerca nel campo medico e ospedaliero, per sviluppare prodotti innovativi e non invasivi a livello diagnostico o terapeutico.
Un esempio viene da Nissan Elimelech, ingegnere biomedico con dieci anni di esperienza nell’industria della strumentazione medica. Ha lavorato per molte grandi aziende internazionali, poi è partito con la start up Augmetics. Sta mettendo a punto uno strumento, il Vizor, per rendere più sicure e indolori le operazioni alla spina dorsale. Elimelech ci mostra una cuffia con occhiali speciali: “Il chirurgo indossa il Vizor durante l’operazione. Deve calibrare le lenti di ‘realtà aumentata’, sono lenti trasparenti che permettono di vedere la realtà ma anche immagini virtuali in 3D”. Durante la simulazione Elimelech inserisce uno strumento endoscopico dotato di una piccola telecamera nel manichino che riproduce il tronco umano. Vede ogni dettaglio negli occhiali e nel monitor – ossa, midollo, muscoli, vasi – e mostra come il chirurgo potrà operare nella massima sicurezza, senza chirurgia. Al momento il Vizor è in fase di sperimentazione sugli animali ma tra qualche mese partirà quella sull’uomo. Se funzionerà il Vizor sarà un altro prodotto di una start up israeliana destinato al successo.
Un esempio in questo senso viene da Smartap, una società che ha sede in una zona industriale vicino a Haifa. Assaf Shaltiel è il CEO di questa start up che si occupa di acqua: in un paese come Israele nel quale questa è un bene raro e prezioso l’obiettivo della società è di limitare i consumi e l’energia. “Il mio lavoro consiste nel rivoluzionare il bagno. Se si osserva attentamente la tecnologia della doccia si può notare che è la stessa da secoli, la meccanica è sempre la stessa. Oggi tutto si evolve, abbiamo i cellulari, le automobili che si guidano da sole, allora perché non ottenere maggiore comodità e sicurezza all’interno della doccia? Noi ci abbiamo provato”.
Il risultato è una doccia intelligente. Shaltiel ce ne dà una dimostrazione. “Alexa, doccia!” è il comando rivolto al piccolo computer cilindrico accanto al box. A seconda del tipo di doccia scelta il computer imposta la portata, la pressione, la temperatura dell’acqua. Ed è anche in grado di segnalare su un monitor se chi sta usando la doccia si è sentito male, ha problemi o sta usando troppa acqua. Un’applicazione molto utile per case di riposo e comunità, già messa in commercio e usata in diversi hotel, anche in Europa.
Fantasia, determinazione, competenza sono gli ingredienti del successo delle start up in tutto il mondo. Ma perché Israele è considerato un modello di eccellenza in questo campo? “Ci sono molti motivi – risponde Astorre Modena –. Il primo è che in Israele è molto diffusa la cultura della novità, dell’innovazione. C’è la disponibilità ad assumere rischi senza aver paura di essere accusati, se qualcosa non funziona, di fallimento. Poi c’è un sistema gerarchico molto piatto nel quale ognuno può dire la sua. C’è un fortissimo aiuto statale, i talenti vengono individuati e coltivati”. In Israele ci sono ottime università, come il Technion di Haifa; le forze armate coltivano a loro volta ricerca e innovazione con ricadute positive nella sfera civile. “E poi la forte immigrazione dalla Russia negli anni ’90 – aggiunge Modena – ha portato decine di ingegneri, scienziati, matematici che hanno aiutato molto questa crescita”.
Otto milioni di abitanti, un’economia solida con il 4% di crescita, Israele è oggi il paese con il maggior numero al mondo di società quotate al Nasdaq, con oltre 6.000 start up. Una realtà dinamica proiettata verso il futuro, in un paese sempre in movimento.

Piera Di Segni

Su Sorgente di vita, rubrica di vita e cultura ebraica di Raidue a cura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il servizio su Terralab