Le giovani vite spezzate dal terrore L’addio a Erez, Shir, Yael e Shira
“Questi sono tutti nostri figli. Li mandiamo a fare l’esercito e sappiamo che potrebbero non tornare. Ho mai pensato che potesse succedere a me? No, mai”. Sono le parole cariche di dolore inviate al Capo di Stato Maggiore Gadi Eizenkot dal padre di Shir Hajaj, giovane soldatessa tra le quattro vittime dell’attentato di ieri a Gerusalemme. Un sentimento, quello del padre della ventiduenne Shir, che rispecchia il lutto delle famiglie e degli amici di Yael Yekutiel (20 anni), Shira Tzur (20 anni) e Erez Orbach (20 anni), le altre tre vittime dell’attacco terroristico compiuto da un palestinese nella Capitale d’Israele. L’attentatore, residente a Gerusalemme Est, ha investito con un tir un gruppo di soldati nei pressi di una fermata di autobus, uccidendo i quattro giovani e ferendone altri 16.
La madre di Shir ha raccontato ai media che quanto ha saputo dell’attentato ha pensato che l’obiettivo fossero dei turisti. Solo quando è stata divulgata la notizia che erano stati colpiti dei cadetti, ha iniziato a telefonare agli ospedali per avere notizie della figlia. “Siamo rimasti vicini alla porta, pregando che non sarebbero venuti da noi (gli ufficiali incaricati di informare le famiglie della morte dei soldati) e per ogni minuto che passava, ci dicevamo che era una buona notizia”. “Era un fiore – continua la madre della ragazza Ma’ale Adumim, la maggiore di quattro sorelle – e ci aspettavamo grandi cose da lei. Aveva grande determinazione e perseveranza”. Doti che condivideva con Erez Orbach, nato e cresciuto nell’insediamento di Alon Shvut (Gush Etzion): il nonno ha raccontato che il giovane era stato esonerato dalla leva per problemi di salute, “ma lui non si sentiva esente e così ha combattuto perché gli fosse permesso di arruolarsi”. Alla fine aveva ottenuto di entrare nei cadetti e il suo sogno era unirsi all’aviazione israeliana. Anche Shira Tzur sognava di diventare una pilota. “Alla fine aveva scelto di servire nell’intelligence. – ricorda Mendi Rabinovich, direttore della Hebrew Reali School di Haifa, scuola frequentata da Shira – Era una ragazza vivace, socialmente attiva e molto affettuosa. È difficile da credere quando perdiamo dei nostri studenti”. Ma di fronte a lutti di questo tipo è difficile trovare un senso. “Stiamo lottando per affrontare ciò che è successo”, ha spiegato la zia di Yael Yakutiel di Givatayim, ricordandola come una ragazza che amava la vita. “Aveva il cuore più grande che ci sia. – le parole di alcuni suoi amici – Era una persona piena di luce e felicità. Tutto ciò che ha fatto, l’ha fatto per gli altri. Il suo sforzo per rimanere nell’esercito, e diventare un ufficiale, era dettato dalla volontà di contribuire”.
“Non abbiamo pensato per un istante che il terrore non avrebbe ancora una volta risollevato la sua ripugnante testa, ma non ci distruggerà nemmeno questa volta. Continueremo a camminare a testa alta e a lottare contro il terrorismo”, le parole del Presidente d’Israele Reuven Rivlin, che ha inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie delle vittime e di pronta guarigione ai soldati ancora ricoverati.
Daniel Reichel
(9 gennaio 2017)