“Gerusalemme e Paesi sunniti, Trump vuole fare da mediatore”

Schermata 2017-02-27 alle 15.56.13Nelle scorse ore l’esercito israeliano ha risposto al nuovo tentativo dei terroristi di Hamas di minacciare la sicurezza d’Israele: da Gaza infatti è partito nella notte un razzo contro il Sud dello Stato ebraico, senza fortunatamente provocare danni. Ore dopo, l’aviazione israeliana ha risposto all’attacco, colpendo alcuni obiettivi strategici di Hamas nella Striscia. “Non abbiamo intenzione di iniziare una nuova campagna militare a Gaza – ha dichiarato il ministro della Difesa Avigdor Lieberman – ma non abbiamo neanche intenzione di accettare che si faccia sporadicamente fuoco contro di noi. Consiglio a Hamas di agire in modo responsabile e di darsi una calmata”.
E mentre i confini tra Israele e Gaza sono teatro di scontri, le relazioni tra Gerusalemme e il mondo arabo sunnita sembrano indirizzate a migliorare. A confermarlo, il ministro dell’Intelligence israeliano Israel Katz (nell’immagine) che ha parlato delle intenzioni dei rappresentanti della nuova amministrazione statunitense guidata dal presidente Donald Trump. Intervistato dal Washington Post, Katz ha spiegato che la Casa Bianca vuole rafforzare le relazioni tra Israele e i paesi sunniti moderati della regione mediorientale con il proposito di favorire le prospettive di un accordo di pace tra israeliani e palestinesi. Ammettendo che lo Stato ebraico mantiene rapporti informali con diversi paesi arabi con i quali ufficialmente non ha relazioni diplomatiche, il ministro ha osservato come il dialogo con i palestinesi si sia fatto progressivamente più difficile a causa della relativa debolezza della posizione del presidente palestinese Mahmoud Abbas e dei recenti cambiamenti nella leadership del movimento islamista Hamas, che controlla la Striscia di Gaza.
Per questo, secondo Katz, la soluzione al conflitto israelo-palestinese non può che essere raggiunta attraverso un approccio regionale. Un punto a favore, in questo senso, è l’interesse comune di Israele e dei paesi arabi moderati a combattere sia l’estremismo sunnita che l’asse sciita formato da Iran e dal movimento sciita libanese Hezbollah. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, “si è recato negli Stati Uniti dopo una serie di dibattiti tenuti qui, nei quali abbiamo parlato dell’idea di una pace regionale basata su una serie di considerazioni di carattere economico e di sicurezza”, ha detto ancora il ministro dell’Intelligence di Tel Aviv.
Proprio su questo punto, Katz ha detto di aver incassato il via libera da Netanyahu per una maggiore collaborazione con i paesi del Golfo, la Giordania e l’Arabia Saudita. Gli Stati Uniti, ha inoltre aggiunto il ministro, continuano a sostenere, così come Netanyahu, una soluzione al conflitto israelo-palestinese basata sui due Stati. “Il problema, come ha detto qualcuno alla Casa Bianca, è che se si chiede a cinque persone come dovrebbero essere i due Stati, si ottengono otto risposte diverse”.

(27 febbraio 2017)