“L’assassinio di Yitzhak Rabin,
una frattura ancora da sanare”

rabinIl 4 novembre 1995 è stato un giorno di rottura per la democrazia israeliana: Yitzhak Rabin, il Primo ministro israeliano che incarnava la speranza di una pace con i palestinesi, veniva assassinato da un suo concittadino, un ebreo israeliano, l’estremista Yigal Amir. “Per la prima volta lo Stato e la democrazia israeliana dovettero affrontare una minaccia interna tangibile”, ha dichiarato il Presidente d’Israele Reuven Rivlin nel corso delle cerimonie ufficiali – tenutesi alla Knesset e al Monte Herzl, dove Rabin è sepolto – in memoria del Premio Nobel per la pace. Il suo assassinio “è una frattura che cerchiamo ancora di far guarire e continueremo a farlo”, ha affermato Rivlin. “La vera democrazia può e deve prevedere il disaccordo. E una democrazia vibrante dovrebbe permettere il dialogo anche quando è doloroso – le parole del Presidente israeliano – Ma non può permettere la violenza, deve denunciarla, soprattutto quando nasce al suo interno. Perché la violenza, come disse Rabin nel suo ultimo discorso, intacca le fondamenta della democrazia. La violenza mina i pilastri su cui poggia lo Stato d’Israele”.
Durante la cerimonia al Monte Herzl, è intervenuto tra gli altri il figlio di Rabin, Yuval, le cui parole sono state molto discusse e riprese dai media israeliani. Nel suo discorso, Yuval Rabin ha ricordato che, durante i peggiori attacchi politici, il padre si è sempre assunto le sue responsabilità come leader di Israele. Parole ricordate anche da Sergio Della Pergola nel suo commento settimanale su questo Portale: “Il meccanismo di propaganda, sobillazione e scissionismo che fu attivato contro di lui continua a scagliarsi contro di noi, – ha affermato il figlio di Rabin – e chiunque la pensi diversamente viene etichettato come traditore. Rabin non agì mai contro i diritti democratici dei suoi oppositori né mai cercò di tappare le loro bocche, non è mai sfuggito alle sue responsabilità e non ha mai fatto piagnistei”. “Vorrei che una cosa fosse perfettamente chiara: – ha aggiunto – quello che è successo 22 anni fa è stato un omicidio. Un omicidio con movente politico. L’obiettivo era chiaro, e, dietro, ci fu senza ombra di dubbio incitamento (a commettere il crimine). È una verità con la quale dobbiamo fare i conti”. “Non possiamo più rimanere in silenzio, poiché Yitzhak Rabin è stato dipinto come uno assassino lui stesso, responsabile della morte di migliaia di israeliani. – la denuncia di Yuval – Basta. La stragrande maggioranza delle vittime degli accordi di Oslo è stata assassinata da Hamas. Quell’organizzazione era, ed è ancora, un nemico giurato di Israele”. Il figlio dell’ex generale che guidò il Paese alla vittoria nella Guerra dei Sei giorni ha poi ricordato di come l’estrema destra di allora rappresentò suo padre come “un traditore di Israele” per la sua scelta di negoziare con i palestinesi.
Chiamato in causa, seppur non direttamente da Yuval Rabin, l’attuale Premier Benjamin Netanyahu ha cercato di rispondere sulla questione di prendersi le responsabilità e di non dividere la società israeliana. “Sarai sorpreso, Yuval, ma capisco il tuo dolore di fronte alle ondate di calunnia e fango contro tuo padre. Ti sei rivolto a me, e io accetto la sfida invocando la riconciliazione e l’ unità nazionale”, ha affermato Netanyahu.

Daniel Reichel