Israele, il futuro demografico
nelle mani dei Haredim

della pergolaL’Ufficio Centrale di Statistica di Israele (CBS) – ente statale noto per la sua impeccabile reputazione e indipendenza – ha recentemente pubblicato una nuova serie di proiezioni demografiche della popolazione israeliana fino al 2065. All’inizio del 2018 la popolazione israeliana totale ammonta a circa 8,8 milioni di abitanti, di cui 6.600.000 ebrei, 400.000 non-ebrei membri di famiglie ebraiche per la Legge del Ritorno (ossia una popolazione ebraica “allargata” di 7 milioni), e 1.800.000 arabi, con Gerusalemme Est, il Golan, e i residenti israeliani negli insediamenti della Cisgiordania. Sono esclusi da questa cifra gli abitanti palestinesi della Cisgiordania e della zona di Gaza. Una proiezione naturalmente non è una profezia: è semmai un’estrapolazione delle vicende note della società e delle tendenze di mutamento già in corso nei comportamenti familiari, nei livelli di salute, e nelle mobilità migratorie. Al fine di incorporare mutamenti importanti che non sono per il momento facilmente pronosticabili, si usa calcolare una gamma di scenari che attorno alle tendenze probabili costruiscono un cospicuo margine di variazione verso l’alto o verso il basso. Si crea così un ventaglio di ipotesi: alta, media e bassa, che indicano l’ambito plausibile di ciò che potrebbe avvenire nei prossimi decenni. Ciò che non si usa introdurre nelle proiezioni demografiche sono elementi catastrofici e non graduali, come guerre mondiali, epidemie disastrose, incontri con meteoriti, e simili. Su questi temi si possono sbizzarrire le fantasie degli scrittori, anche se in realtà ogni tanto simili avvenimenti imprevisti e dirompenti effettivamente avvengono. Un esempio abbastanza recente di un avvenimento imprevisto è stato il crollo dell’Unione Sovietica che ha avuto notevoli conseguenze per immondo ebraico e per il Schermata 2018-01-28 alle 20.45.01mondo in generale. Entro questi limiti e seguendo un’ipotesi di sviluppo media (Figura 1), le nuove proiezioni fino all’anno 2065 mostrano che il traguardo di 10milioni di abitanti sarà raggiunto in Israele nei primi anni’20 di questo secolo, ossia fra pochi anni; 15 milioni potrebbero essere raggiunti alla fine degli anni ’40; e 20 milioni negli anni ’60. Queste cifre non hanno mancato di allarmare gli ecologisti, guidati da Alon Tal dell’università di Tel Aviv, che in un suo recente libro si chiede come sarà possibile trovare spazio per tante persone e raccomanda una drastica riduzione del ritmo di accrescimento della popolazione israeliana. Il problema è complicato dal fatto chela popolazione israeliana non è omogenea ma si compone di gruppi differenti ognuno con un suo profilo culturale e demografico e un ritmo di accrescimento diverso. I ritmi della demografia sono ben più complessi di un rubinetto dell’acqua che si può aprire e chiudere. Le nuove proiezioni mostrano di fatto che una quota crescente della popolazione ebraica rifletterà la crescita più rapida della componente Haredi (molto religiosa). La quota di Haredim nella popolazione ebraica totale aumenterà da 14% nel2015, a 28% nel 2045, e 40%nel 2065. La popolazione araba israeliana manterrà invece la sua attuale quota del 21% del totale con aumenti minori nel lungo periodo. Se ora guardiamo all’intero territorio di Israelita fra il Mare Mediterraneo il Fiume Giordano, ricerche condotte all’Università di Gerusalemme indicano che la popolazione aumenterà rapidamente sia in totale, sia all’interno di ciascuna delle due componenti, Israele e l’Autorità Palestinese.
Entro la metà del 21° secolo, gli oltre 13 milioni di abitanti attuali potrebbero raddoppiare (Figura 2). Uno sguardo alla storia mostra che sull’intero territorio si era raggiunta una maggioranza ebraica all’inizio degli anni ’50, poi la crescita demografica era stata più rapida tra gli ebrei fino agli anni ’70, seguita da una crescita demografica più rapida tra gli arabi. Quest’ultima sarebbe prospettata fino ai prossimi anni ’30, seguita poi nuovamente da una crescita leggermente più veloce della popolazione ebraica. Questo rifletterebbe la prevista crescente quota di Haredim sul totale degli ebrei israeliani. Nel 2065, sull’intero territorio, la popolazione ebraica “allargata” potrebbe superare i 16 milioni e quella araba potrebbe superare i 13 milioni, per un totale di quasi 30 milioni.
Schermata 2018-01-28 alle 20.44.50Le proiezioni nella Figura 2 sono basate sulla variante media. Ma nell’ipotesi che la crescita degli ebrei Haredim possa gradualmente moderarsi in seguito a un maggiore inserimento nella società e nel mondo del lavoro (variante bassa), la popolazione ebraica totale crescerebbe più lentamente e di pari passo rispetto alla popolazione araba totale.
Queste tendenze comportano profonde conseguenze per gli equilibri dei principali gruppi etno-religiosi all’interno della popolazione totale fra il Mare e il Giordano (Figura 3). Sempre sulla base di una definizione di popolazione ebraica “allargata”, entro i confini dello stato di Israele fino alla seconda metà del 21° secolo dovrebbe prevalere una sostanziale maggioranza ebraica di circa l’80%, ma il quadro cambia se i territori palestinesi e le loro popolazioni sono inclusi. Se a Israele si aggiunge il territorio e l’intera popolazione della Cisgiordania, la maggioranza ebraica si riduce al 60%, rendendo di fatto insostenibile il concetto di stato ebraico e democratico; e se si includesse anche la popolazione di Gaza, la maggioranza ebraica si ridurrebbe appena al di sopra del 50%, mettendo fine al progetto dello stato ebraico. Tutte queste proiezioni riflettono la variante media del CBS. Se però ipotizziamo una variante bassa per il gruppo ebraico Haredi, la popolazione ebraica è destinata a crescere più lentamente e la sua quota di maggioranza sarebbe ridotta di conseguenza.
L’impatto delle tendenze demografiche attuali e previste sarà dunque di cruciale importanza per il futuro carattere culturale, economico e politico, e in particolare per gli equilibri bilaterali dell’insieme di Israele e Palestina. Le influenze previste della demografia richiedono da parte dei responsabili dello stato d’Israele grande attenzione e capacità di programmazione strategica. Il fatto nuovo emergente è la dipendenza che esiste fra la crescita della popolazione ebraica in generale e quella dei Haredim. Se quest’ultimi aumentassero meno, ne risentirebbe l’aumento della popolazione ebraica totale, e crescerebbe corrispettivamente l’aliquota della popolazione araba. D’altra parte, un aumentato peso dei Haredim può consentire il mantenimento degli equilibri demografici attuali ma solleva altri interrogativi. Riusciranno a integrarsi meglio nell’economia e a migliorare le proprie condizioni conseguendo maggiore autonomia e minore povertà e dipendenza dai sussidi pubblici? Ne deriveranno famiglie sempre tradizionali ma meno numerose di quelle attuali? Quello che è certo è che la chiave del futuro demografico di Israele è nelle mani dei Haredim. Nell’ambito della demografia dello stato d’Israele è in atto una specie di santa alleanza fra le diverse parti. Le conseguenze, nell’uno e nell’altro caso, produrranno alla metà del 21° secolo e oltre una società israeliana profondamente diversa.

Sergio Della Pergola Università Ebraica di Gerusalemme